Ghemon, “Io sono” il basket

Uno dei legami più profondi e genuini tra musica e sport è quello che avvicina, accomuna e a volte indissolubilmente unisce l’hip hop con il basket. Non poteva essere altrimenti per Ghemon.

La pallacanestro ha sempre accompagnato il percorso personale e professionale del rapper italiano, che si racconta a cuore aperto nell’autobiografia Io sono. Il libro è uscito a marzo 2018 per HarperCollins e lui è nell’immagine della cover con tanto di biondo platino alla Eminem.

Ghemon al top in musica e… basket

L’ascesa di Ghemon – nome d’arte di Giovanni Luca Picariello, nato ad Avellino nel 1982 – in campo musicale, dagli scantinati della provincia irpina agli esordi nei locali, dagli album di successo come Qualcosa è cambiato – Qualcosa cambierà vol. 2 e ORCHIdee fino alla partecipazione a Sanremo 2018 come ospite, è andata di pari passo con una sua particolare “affermazione” anche nel basket. Ossia in quella che è la sua passione sportiva fin da bambino. Seppur non l’unica, visto che nelle sue pagine dichiara amore pure per il calcio e per altre discipline che segue assiduamente. E da cui trae utili ispirazioni per la propria musica.

Photo Credits: Elan Vivienne.

Cresciuto tifando per la Scandone Avellino anni ’90, quella dei vari Frascolla, Totaro, Capone protagonista di un’entusiasmante ascesa dalle minors alla massima serie, allo stesso modo Ghemon ha raggiunto man mano una notorietà grazie alla quale si è ritrovato in contesti in grado di mandare in estasi qualsiasi amante della palla a spicchi. A tu per tu con Michael Jordan, Kobe Bryant e Ray Allen. Con Marco Belinelli attore nel videoclip di Nessuno vale quanto te. In prima fila alle finali NBA, con tanto di un allenamento informale sul parquet di Cleveland.

Per non parlare dei mondiali 2014 in Spagna seguiti in veste di “reporter” per Nike. Il suo pezzo Vola alto (con cameo di Dan Peterson nel video) è stato il brano ufficiale della Serie A di basket. Inoltre, Adesso sono qui è finito nella soundtrack del videogame NBA 2K17.

“Meravigliose cadute e sofferte risalite”

In Io sono Ghemon racconta tutto questo, insieme a mille altre esperienze che hanno caratterizzato la sua vita. Dalle storie d’amore ai ricoveri ospedalieri, dai continui traslochi agli ostacoli più vari che la strada per il successo presenta nel conto. In particolare, il rapper scende ad analizzare minuziosamente il suo carattere non facile e condivide con il pubblico il suo rapporto con un nemico tanto subdolo quanto diffuso con cui fare i conti: la depressione.

Diario anticonformista di tutte le volte che ho cambiato pelle è il sottotitolo del libro. Ghemon, infatti, è uno che non si è mai fermato, ha sempre guardato avanti e ha costruito la sua carriera nella musica anche a costo di affrontare innumerevoli alti e bassi, “meravigliose cadute e sofferte risalite”, come ama definirle. Sempre con in testa l’obiettivo di trovare nel rap la sua espressione artistica. Di raggiungere una cifra stilistica ben definita con cui farsi accettare, apprezzare e conoscere al grande pubblico.

Sport e musica come coevoluzione

Partendo dalla piccola Avellino, da una famiglia normale e da un’epoca in cui il web aveva appena fatto capolino nelle nostre vite, Gianluca è arrivato al successo nella musica. Si è tolto enormi soddisfazioni frequentando il mondo del basket ai livelli più alti. Risiede stabilmente a Milano e ha avuto occasione di lavorare a New York in una produzione Netflix. Una curiosità che non molti conoscono: è laureato in legge alla LUISS di Roma.

In un suo contributo al magazine online The Owl Post, ha offerto una splendida sintesi del rapporto tra musica e sport, improntato sul concetto di coevoluzione. Cioè quell’affascinante fenomeno naturale in base a cui una specie animale e una vegetale interagiscono in maniera talmente stretta che si predispongono l’uno per l’altro. Semplificando, come quei fiori che hanno sviluppato pistilli di forma congeniale a determinati insetti e non ad altri.

“Quando penso ai due mondi – scrive Ghemon su The Owl Postnei quali lascio quotidianamente le impronte dei miei passi, la musica e lo sport, non riesco a non vederli come figli di una coevoluzione“, perché lo sport, al pari della musica, deve “mettere in rima i gesti di ogni giorno, dargli una forma elegante, espressiva, rendendoli uno spettacolo per gli occhi e per l’anima. Più sono universali e più rimarranno impressi nel tempo. Queste per me sono molto più che due facce della stessa medaglia, sono il frutto di un legame inscindibile che cresce e si diffonde come un’epidemia buona. Ad ogni sport, come ad ogni nota, chiedo solo di continuare ad emozionarmi, ad ispirarmi e perché no a cambiarmi e definirmi”.

(La prima foto in alto è tratta da www.rockit.it)

Ghemon Io sono

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