Quando Michael Jordan vestì la maglia numero 12

Non solo l’iconico 23 o il 45 indossato nel 1995, per sole 17 partite, quando lasciò perdere l’avventura nel baseball e tornò al basket NBA: c’è stata pure una volta che Michael Jordan è sceso in campo con i Chicago Bulls portando il numero 12.

Un vero e proprio “Gronchi rosa” della pallacanestro, paragonabile ad esempio alla canotta numero 36 degli Atlanta Hawks che Rasheed Wallace, di passaggio da Portland prima di andarsene a vincere il titolo a Detroit, vestì per una sola sera nel 2004 segnando 20 punti.

Il 14 febbraio 1990, nella serata di San Valentino, Michael Jordan si presenta sul parquet degli Orlando Magic con un “anonimo” 12. Anonimo nel senso che si tratta di una divisa di riserva, senza il cognome sulle spalle, che i magazzinieri dei Bulls ripescano dal fondo di uno dei cassoni in cui viaggia il materiale ufficiale della squadra.

E la 23 di Michael? Misteriosamente scomparsa. Forse rubata nell’arco di tempo tra lo shootaround del mattino e la palla a due. Sta di fatto che, a pochi minuti dall’inizio della partita, MJ non ha la sua jersey.

“Scusate, avete per caso una maglia di Jordan con voi?”

Per un’atleta professionista, che sia abitudine o scaramanzia, contravvenire a certi riti o rinunciare a determinati oggetti è spesso un dramma. Jordan non fa eccezione. D’altronde, lui è uno che a ogni partita indossa i pantaloncini di allenamento della sua università – North Carolina – sotto quelli ufficiali dei Chicago Bulls. Per non parlare di tutto il discorso correlato alle questioni di sponsor e di immagine. Molto irritato per l’accaduto, pretende la sua canotta numero 23.

Con l’aiuto dei responsabili della sicurezza della Orlando Arena – oggi Amway Center – lo staff di Chicago si mette alla disperata ricerca di una maglia 23 di Jordan, precisamente della versione rossa con bordi bianchi e neri e la scritta “Bulls” sul petto che serve per quella sera, fosse pure una delle repliche vendute ai tifosi. La caccia non produce bottino alcuno: né i negozi di merchandising né addirittura i fan presenti sugli spalti, a cui i Bulls si rivolgono come extrema ratio, hanno una maglia della misura giusta per MJ. E dire che l’avrebbero “prestata” volentieri…

Michael Jordan: 12 sulla schiena e 49 in campo

Così, Michael Jordan si deve rassegnare a scendere in campo con quello strano 12. Lo annuncia persino lo speaker:  “Please note that, for the Bulls, Michael Jordan is wearing number 12 tonight”. Il numero porta bene a MJ soltanto dal punto di vista individuale: mette a segno 49 punti tirando 43 volte in 47 minuti di utilizzo. Ma Chicago perde 135-129 all’overtime, completando malamente un tour di trasferte contraddistinto da cinque sconfitte su sei partite. Gli Orlando Magic hanno uno dei peggiori record della lega, ma in qualità di expansion team possono contare su un entusiasmo alle stelle intorno a loro.

I Bulls della stagione 1989-90 sono per la prima volta guidati da Phil Jackson come capo allenatore e la loro stagione finisce in Gara 7 delle finali di conference contro i “Bad Boys” dei Detroit Pistons, che poi vincono il titolo NBA battendo Portland alle Finals. Jordan e soci si sarebbero presi la rivincita un anno più tardi, inaugurando una delle più straordinarie dinastie.

E la maglia numero 23 la cui scomparsa aveva segnato quella frustrante serata in Florida? Viene ritrovata un paio di giorni dopo negli spogliatoi della squadra ospite. Qualcuno l’ha infilata tra i pannelli del controsoffitto. Lo staff dei Bulls e lo stesso Michael Jordan preferiscono soprassedere e non la rivogliono indietro. Mistero.

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