Giacomo “Gek” Galanda racconta la sua carriera, il suo pensiero e il suo impegno sociale nel libro autobiografico La mia vita a spicchi, uscito nel 2024 per Lab DFG, con prefazione di Gigi Datome.
Non è solo la narrazione di un percorso sportivo di altissimo livello, ma il ritratto autentico di un uomo che non ha mai permesso al personaggio pubblico di oscurare la profondità di una persona sempre in controllo e pienamente consapevole di ciò che conta davvero.
Una riflessione su valori, relazioni e passioni che hanno accompagnato ogni momento della sua esistenza. Sempre in equilibrio su “quella sottile differenza tra essere e avere“, come lui stesso la definisce (l’espressione è diventata il sottotitolo del volume). Una differenza che, in realtà, appare meno sottile di quanto sembri.
Senza mai perdere leggerezza e ironia, Gek ripercorre i suoi cinquant’anni mettendo al centro l’“essere”. I traguardi sul parquet, gli affetti e i rapporti costruiti con cura nel tempo sono il vero patrimonio di una vita reale e solida. Un “avere” che non ha nulla a che vedere con il possesso materiale.
Gek Galanda: dal Friuli alle glorie azzurre
Nelle pagine de La mia vita a spicchi, Galanda parte dal suo Friuli, dove è nato nel 1975 (a Udine), una terra a cui è profondamente legato. Passa poi dall’esperienza pionieristica in un liceo USA, quando partire per l’America era una rarità per un teenager italiano, per arrivare al debutto da professionista a Verona, barcamenandosi tra allenamenti, partite e studi universitari.
Racconta, a seguire, le tappe centrali di una carriera che lo ha portato a vincere lo scudetto a Varese, alla Fortitudo Bologna e a Siena, con un breve transito a Milano. Infine Pistoia, città in cui ha speso i suoi ultimi anni da giocatore e dove si è stabilito.
E poi, l’amore costante per la maglia azzurra. Con la Nazionale italiana, Gek ha collezionato 215 presenze tra il 1995 e il 2007, rivestendo il ruolo di capitano. Ha vinto oro, argento e bronzo agli Europei e la storica medaglia d’argento olimpica di Atene 2004. In appendice, il suo diario di quell’indimenticabile avventura.
L’importanza delle relazioni
Oltre a mostrare una straordinaria storia di basket, il vero cuore del libro risiede nelle idee, valori e legami che hanno plasmato Giacomo Galanda. L’aspetto umano è sempre messo al centro. Sezionare la sua vita significa scoprire non solo la sua parabola sportiva, ma anche il modo di essere e di vivere oltre la pallacanestro.
Attraverso ricordi, aneddoti e riflessioni personali, arricchiti dalle testimonianze degli amici più stretti, Gek fa comprendere cosa significa vivere da professionista e costruire rapporti veri con compagni e allenatori, valorizzando relazioni e momenti trascorsi insieme. E per chi si fosse chiesto perché “Gek” e non “Jack”, nel libro trova anche questo.
Tra i coach avuti da Galanda, un posto speciale lo occupa Carlo Recalcati, con cui ha condiviso esperienze a Varese, Bologna, Siena e con l’Italia. “Charlie” è descritto come un maestro capace di ascoltare, confrontarsi con i giocatori e fidarsi delle loro impressioni sul campo, creando un feeling fondamentale.
Le passioni e l’impegno sociale di Gek
La mia vita a spicchi mette in luce anche le passioni extrasportive di Galanda. In particolare la musica, a cui dedica un intero capitolo. Collante di amicizie, motore di scoperta e colonna sonora della sua vita, accompagna momenti intensi, gioiosi e meno felici.
Infine, l’autore parla della sua famiglia e illustra l’intensa attività in campo sociale, in particolare come ambasciatore di Dynamo Camp (a cui è devoluto il ricavato del libro) e socio onorario del Gek Galanda Group, impegnato in iniziative di supporto ai bambini meno fortunati.
L’autobiografia diventa così non solo un viaggio nella carriera di un campione che ha fatto la storia del basket italiano, ma anche un esempio di come lo sport possa essere una scuola di vita. Un modo valido per crescere come persona, costruire legami e lasciare un’eredità positiva ai giovani.
