“Livorno a due”, quando una città vive per il basket

Difficile non innamorarsi del basket – e in particolare del basket italiano fatto di luci e ombre, ma anche di realtà che vivono di enorme passione e profondo senso di appartenenza – dopo aver visto la docuserie Livorno a due.

Cinque episodi capaci di avvolgere lo spettatore con il battito e il respiro caldo di un palazzetto ribollente, raccontando settant’anni di rivalità cestistica tra le due anime della città toscana: Libertas e Pielle. Storie di due strade diverse che narrano un’unica ossessione, tra epiche sfide, cadute e rinascite.

Diretta da Silvio Laccetti, che firma il soggetto insieme a Stefano Blois, Livorno a due esplora storia e peculiarità del derby labronico, l’unico che si avvicina a quello di Bologna per calore e radicamento. E che dimostra quanto il basket sia una componente essenziale del tessuto sociale cittadino.

Le tappe più significative della pallacanestro livornese dagli anni Trenta a oggi si alternano alle vicende della stagione 2023-24, quando le due squadre, ritrovatesi entrambe in Serie B Nazionale, vanno a caccia della promozione in A2 e si rendono protagoniste di un derby in grado di attirare oltre 8000 spettatori al Modigliani Forum.

Lo stile è quello delle grandi docuserie sportive alla The Last Dance: due linee temporali parallele, digressioni extra-basket e una pluralità di voci – giocatori, allenatori, dirigenti, giornalisti e svariati personaggi del panorama cestistico anche nazionale – che evocano un sentimento forte, pulsante, familiare e tribale al tempo stesso, facendo apparire Livorno come un cuore unico, nonostante la rivalità, che batte al ritmo del pallone sul parquet e dei tamburi delle curve gremite.

Libertas e Pielle: le due anime di Livorno

Seppur in una città di mare e di porto, da sempre aperta a popoli e culture differenti, nonché ambiente libero e irriverente dove tra l’altro fiorirono artisti come Modigliani, Fattori e Natali, lo spirito toscano che vive di rivalità e contrapposizioni ha piantato comunque le sue radici, trovando terreno fertile nella pallacanestro.

A Livorno, se ami il basket, sei Libertas o Pielle. Il derby si vive tutto l’anno. Lo si avverte per le strade come nei bar, al mercato come tra compagni di scuola. È un campionato parallelo a due squadre. L’una non potrebbe esistere senza l’altra: due anime diverse ma complementari, unite da una tensione vitale in una sorta di contrappeso.

La Libertas, fondata nel 1947, rappresenta l’anima più borghese, per quanto sia possibile definire borghese una città sanguigna come Livorno. I colori sociali sono bianco e amaranto: il giallo-blu degli anni più fulgidi della sua storia era legato allo sponsor EniChem. I tifosi libertassini, guidati dal gruppo degli Sbandati in curva nord, sono chiamati “preti” dai rivali, per via delle origini come società legata alla Democrazia Cristiana.

La Pielle (PL, che sta per Pallacanestro Livorno), invece, nasce nel 1960 nell’ambiente dei lavoratori della Compagnia Portuale e incarna l’anima verace e popolare della città. Bianco e azzurro sono i colori del club: allo stesso modo, negli anni Ottanta la si vede in bianco e rosso per via dello sponsor Allibert. Del tifo organizzato si occupano i Rebels, il gruppo dei piellini della curva sud.

livorno a due derby

I giorni di gloria e l’anno del “muro”

Le radici del basket livornese affondano negli anni Trenta, ma è nel dopoguerra, con l’influenza dei militari americani della vicina base di Camp Darby, che questo sport prende corpo. La rivalità vera e propria scoppia definitivamente nel 1978, in seguito al presunto “biscotto” tra Libertas e Chieti che impedì la promozione della Pielle in A2, innescando rancori che si sarebbero sedimentati nel tempo.

Nel 1976 apre il PalaMacchia, il palasport vicino allo stadio del calcio. Diventa fin da subito un catino ribollente di tifo e passione, tuttora utilizzato (nell’enorme e più recente Modigliani Forum si va solo per derby e gare di cartello). L’epoca d’oro corrisponde agli anni Ottanta: per alcune stagioni, Libertas e Pielle si ritrovano addirittura in massima serie, affrontandosi in derby infuocati e sfidando a loro volta le grandi del basket italiano.

In particolare, la Libertas dei “quattro moschettieri” Fantozzi, Forti, Carera, Tonut e con gli americani Wendell Alexis e Joe Binion, arriva a giocarsi lo scudetto contro l’Olimpia Milano. Il 27 maggio 1989 resta scolpito nella storia con uno degli episodi più controversi di sempre: il canestro a fil di sirena annullato ad Andrea Forti. Un istante che avrebbe potuto regalare a Livorno un incredibile scudetto.

L’accaduto segna, di fatto, la fine dell’epoca d’oro del basket livornese. Come si racconta in Livorno a due, nell’anno della caduta del Muro di Berlino, è come se da quel giorno fosse stato eretto un “muro” attorno al destino cestistico della città. Un muro che, in un posto che vive tale passione così a fondo, ha pesato più di qualsiasi altra barriera.

Declino, fusione e rinascita

Se, come dice il payoff della docuserie, il derby di Livorno “non è mai stata soltanto una partita“, per un lungo periodo è persino scomparso dalle mappe.

Nel 1991, anno tragico per la città a causa del disastro marittimo del Moby Prince, le difficoltà societarie di entrambi i club portano a una forzata fusione, creando un nuovo soggetto, la Libertas Pallacanestro Livorno, che però ha vita breve. Dopo soli tre anni, infatti, viene radiata per irregolarità amministrative.

Dal 1994 la Libertas si dissolve del tutto, mentre la Pielle aveva già ripreso l’attività nelle categorie più basse. Intanto è la Don Bosco, società attiva soprattutto nel settore giovanile, a raccogliere il testimone, risalendo presto fino alla A2. In seguito, cede tutto a un’ulteriore realtà, il Basket Livorno del gruppo Mabo, che conquista la promozione in massima serie. Il progetto, tuttavia, non riesce a riaccendere nei tifosi un amore autentico e nel 2009 arriva un nuovo fallimento.

Negli anni seguenti si pongono le basi della rinascita. La Libertas è rifondata da un’associazione di tifosi e acquisisce un titolo sportivo. Dal canto suo, la Pielle scala i campionati con umiltà e orgoglio. Nel 2021 le due squadre si ritrovano in B, facendo riesplodere la passione per il basket. Oggi, 2025, le due anime del basket livornese sono separate da una categoria. Ma quel che è certo è che sono destinate a tornare, ancora una volta, l’una di fronte all’altra.

Livorno a due: due mondi, una passione

Realizzata da Montalo Production, prima di approdare su Prime Video Livorno a due ha debuttato in un cinema locale, con 20 serate e oltre 6000 spettatori. Una conferma dell’essenza di Livorno, città di basket e prima ancora di sport.

Alle spalle di questo lavoro ci sono 160 interviste, 10 mesi di riprese, oltre 30 partite filmate e più di 20 ore di materiale d’archivio visionato. Il brillante montaggio alterna con sensibilità presente e passato, costruendo un dialogo continuo tra le epoche. Restituisce il suono delle curve, il sudore sul parquet e sugli spalti, il grido di migliaia di cuori.

Una rivalità fatta di sfottò e passioni forti, ma che mostra due componenti di uno stesso organismo vivente: Livorno. Un dualismo di cui si ha bisogno. È memoria, è confronto, è riscatto. È la dimostrazione che il basket non è solo tecnica e statistiche, ma identità, comunità, appartenenza. Un rito collettivo che spinge a riflettere cosa significhi, prima ancora di una squadra, amare una città.

livorno a due cover

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