“Il poster di Beli” di Marco Benati

C’è un momento preciso in cui un sogno smette di essere un semplice desiderio e diventa un obiettivo. È quando non ti limiti più ad aspettare, cominci a farti coraggio e a lavorare duramente per realizzarlo. Il poster di Beli (Eretica Edizioni), prima opera in prosa di Marco Benati, è il racconto di quel passaggio.

La storia del rapporto tra un padre e un figlio, in cui la pallacanestro è colonna sonora e portante. Stefano, 11 anni, scopre il basket e se ne innamora sempre di più. Suo padre non solo lo accompagna in questa scoperta, ma si rivede in lui, riflette sul tempo e sulle differenze tra generazioni, si emoziona nel vedere come uno stesso sogno possa rinascere – uguale eppure nuovo – in cuori più giovani.

L’autore emiliano, classe 1981, arriva alla scrittura dopo una lunga esperienza nella musica. Il poster di Beli è un romanzo che sembra una sorta di rapsodia narrativa. Un flusso che intreccia memorie personali e momenti di vita familiare, muovendosi con ritmo sincopato ed emotivo tra la voce narrante di un papà e gli occhi di un figlio che si affaccia sul mondo.

Beli c’è: più di un poster

Il basket è ovunque, in queste pagine. È più che uno sfondo: è linguaggio e oggetto della narrazione. Si parla di allenamenti, partite, scarpe nuove, videogame, amicizie nate sul parquet. Si guarda YouTube insieme per ammirare gli assist di Jason Williams, si citano i campioni NBA, si appende un canestro al muro del garage come nella miglior tradizione americana.

E poi arriva lui, Marco Belinelli. “Beli” è un simbolo per ogni giovane cestista o aspirante tale. Primo italiano a vincere un titolo oltreoceano e un finale di carriera a conquistare altri successi nella sua “Basket City”. Quando un amico di famiglia regala a Stefano un poster del giocatore in maglia Virtus Bologna, succede qualcosa. Quel poster diventa il vero protagonista silenzioso della storia.

Abbiamo avuto tutti un idolo su carta attaccato alla parete che ha acquisito la terza dimensione e a cui abbiamo confessato i nostri segreti”, scrive Benati. Il poster di Belinelli è molto più di un decoro da cameretta. È un confidente che ti aspetta sveglio a casa, con cui condividere paure ed entusiasmi. E soprattutto, è il promemoria di un sogno che insiste, non si arrende, che magari cambia nel tempo ma resta. E di cui si vuol rimandare la fine.

Perché sognare non basta: servono coraggio, pazienza, costanza. Quando Stefano comincia a sudare e a sacrificarsi insieme ai compagni, a capire cosa vuol dire stare in una squadra, a conoscere le sfumature del basket, il sogno inizia a mutare. Si fa concreto. È lì, all’orizzonte. Forse lontano, ma non più irraggiungibile. È diventato un obiettivo.

marco benati il poster di beli

Basket, sogni e obiettivi

Il poster di Beli è anche un libro su quanto la pallacanestro possa accompagnare un ragazzo nella delicata nella delicata transizione tra infanzia e adolescenza. E su come, in generale, lo sport possa aiutarci ad affrontare meglio la vita di tutti i giorni. Stefano si trasforma in un promettente giocatore, impara a gestire le emozioni, a fare i conti con le difficoltà, a costruire amicizie vere. Quelle che non servono a vincere, ma a non sentirsi soli.

Il legame tra padre e figlio è il l’altro asse portante del romanzo. Un rapporto fatto non solo di parole e sostegno materiale, ma anche di silenzi, osservazioni, piccoli gesti. Un genitore che guida senza forzare né imporre, che rivede sé stesso nel figlio ma lo lascia libero di percorrere la sua strada e di commettere i suoi sbagli. È una presenza gentile, costante, che dà forza senza fare rumore.

Il romanzo di Marco Benati è una lettura consigliata a chiunque abbia avuto un poster in camera. Parla di sogni e obiettivi, e della linea sottile che li separa. Di come un sogno, per resistere al tempo, debba evolversi. E di come, se non si realizza, possa diventare la base per qualcosa di nuovo. Alla fine, quel poster appeso alla parete è una bussola, un compagno silenzioso che non si stanca di ricordarti chi sei e dove vuoi andare.

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