Nessuno ha mai saputo davvero cosa giri in testa ad Andrea Bargnani. E forse è giusto così. Perché Bargnani è un uomo ancora giovane, presumibilmente ricco e soprattutto libero di vivere la vita che vuole. E di raccontarla sui social. A modo suo. Cioè con meno parole possibili. E come se non fosse mai stato un giocatore NBA.
Di lui, si sono sempre dette le stesse cose. Freddo, inespressivo, introverso. Incapace di comunicare, indifferente al mondo, frenato nel lasciar uscire emozioni. Tanto da apparire superficiale, apatico, ai limiti dell’inconsistenza. Restio a far ardere il fuoco della passione per il basket e far fruttare al meglio ognuno dei suoi invidiati 213 centimetri.
Prima scelta assoluta al Draft 2006. Mai un europeo chiamato così in alto. Doveva essere l’uomo in grado di cambiare la pallacanestro. Il lungo tecnicamente ben dotato e capace di giocare sul perimetro. Non ci è riuscito, o almeno non del tutto. Forse sarebbe dovuto nascere dieci anni più tardi, chissà. Dopo qualche discreta stagione ai Toronto Raptors e piccole fiammate in Nazionale, la sua carriera è andata declinando, anche a causa degli infortuni. Ultima apparizione nei primi mesi del 2017, al Baskonia Vitoria, a 32 anni non ancora compiuti. Bargnani è uscito di scena in silenzio, in linea con il suo carattere.
Andrea sembra uno di quei ragazzi bravi, talentuosi, ma timidi. Troppo timidi. Destinati a grandi cose, ma senza alcuna voglia di giustificarlo. Non che non vogliano il successo, anzi. Lo inseguono, lo cercano, ma poi una volta conquistato fanno fatica ad accettarlo, a sopportarlo. Vogliono l’approvazione altrui ma non le conseguenze. Vogliono mostrare che ci sanno fare, però quando quel successo richiede una determinata gestione, si chiudono nel silenzio, gli occhi sfuggenti. Non vedono l’ora che che quella parentesi aurea finisca, per dedicarsi ad altro. Risultato: una certa dissonanza cognitiva generata presso il pubblico o i diretti interlocutori.
Chi li guarda o interagisce con loro si divide infatti tra inevitabili commenti del tipo “Grandissimo! Sei il migliore!” e perplessità alla “Ma come? Sei Bargnani! Sei un mito!“, quando magari il soggetto preferisce scherzare, ironizzare, socializzare da pari a pari. Perché dai bravi ragazzi introversi come lui ci si aspetta sempre serietà, impegno continuo e magari, quando diventano famosi, un bell’atteggiamento da star. Dimenticando che non tutti hanno un carattere da intrattenitore e che una persona non deve essere per forza di compagnia. C’è chi vuole semplicemente essere lasciato in pace, nonostante il suo status.
Andrea Bargnani, una non-storia social
Cercando Andrea Bargnani su Google, l’algoritmo si diverte a mostrare più di un risultato con il title “Che fine ha fatto Andrea Bargnani?“. Perché la domanda suscitata dal suo prolungato silenzio post-ritiro è questa. Se un albero che cade fa più rumore di una foresta che cresce, figuriamoci un 2,13 italiano che è stato prima scelta NBA. Chi segue lo sport vuole sapere, è perfettamente logico e comprensibile. Non è invadenza, non è curiosità morbosa, nessuno vuole disturbare il suo sonno. È soltanto voglia di capire perché, dopo essere stato in una posizione invidiabile per chiunque giochi a basket, questo ragazzo si è chiuso dietro un’impenetrabile cortina.
Dopo l’addio al parquet in seguito alle appena 14 apparizioni al Baskonia, il Bargnani giocatore si congeda dall’agonismo con un post sulla sua pagina Facebook. Data: 5 gennaio 2018. Posizione: Hong Kong. Forse è in vacanza. Scrive di non essere interessato a cercare una squadra, per molteplici motivi e quasi tutti personali. Ha solo 32 anni. Poi di nuovo silenzio social, rotto solo da qualche post abbastanza trascurabile: una foto da teenager con la maglia del Basket Roma, una con Ettore Messina ai tempi di Treviso, uno scatto ancora da Hong Kong.
Quindi, la sua pagina torna a dare segni di vita dopo oltre un anno di inattività con un post ironico e burlone: “Eccomiii….sempre sul pezzo….a dominare ininterrottamente i social networks da 10 anni a questa parte”. Un’ironia che sembra molto forzata. Il sarcasmo di una persona che crede che il suo uditorio si aspetti qualcosa di divertente da lui. E che vorrebbe accontentarlo. Ci torniamo tra poco, perché prima c’è Toronto. Ancora.
Il 13 giugno 2019 i Raptors mandano in visibilio l’intero Canada, vincendo il loro primo titolo NBA. I festeggiamenti sono enormi e capaci di risvegliare persino… Bargnani. D’altronde, Toronto è stata la sua casa per sette stagioni. Un legame in qualche modo è rimasto. Con tutta calma, sei giorni dopo il termine delle Finals, condivide infatti su Facebook una foto con due bambini canadesi in festa per le strade. E con la stessa immagine inaugura il suo profilo Instagram, che oggi viaggia verso i 100mila follower. Sì, è il vero Bargnani, c’è la spunta blu. Scrive: “Really happy for the city of Toronto and the @raptors organization for the amazing accomplishment. Italiano: godo per Toronto!”.
Instagram e il Bargnani qualsiasi
Il post sui Raptors è l’ultima, vera traccia di pallacanestro sui social media lasciata da Andrea Bargnani, che pur a 34 anni avrebbe ancora l’età per dire la sua almeno nel campionato italiano. Dopo quel post, la pagina ufficiale Facebook (oltre 130mila like) è abbandonata: Andrea preferisce comunicare soltanto attraverso il suo profilo Instagram. Simile a quello di una persona qualsiasi, che ama divertirsi e starsene in pace. Che ha scoperto Instagram ed esplora le modalità con cui utilizzarlo.
Niente basket: probabilmente non ne vuol più sapere, sul serio. Feed e stories delineano il ritratto di un giovane che conduce una vita semplice, fatta di viaggi, aperitivi con gli amici e piccole cose. Una vita che conservi ancora la capacità di meravigliarsi di fronte a un tramonto o a un’opera d’arte. Forse la vita che ha sempre voluto vivere. Lontano dalla pallacanestro: mai più basket “per forza”, solo perché sei un dannato 2,13 pieno di talento. Dicono che sia stato avvistato a Roma, la sua città, alla palestra della Stella Azzurra, la squadra che a diciassette anni lo lanciò nell’allora serie B2, a dare una mano ai ragazzini. E che faccia apparizioni qua e là, anche a eventi mondani, ultimo dei quali la mostra-evento a Andy Warhol, o si conceda gite fuori porta. Proprio come una persona “normale”. Se lo ha scelto lui, se è quello che desidera, in fondo che male c’è?
Scorrendo le foto, Andrea Bargnani potrebbe essere benissimo il nostro amico di sempre con cui ci prendiamo una birra e chiacchieriamo di calcio, donne e affari degli altri. Una vacanza a Ibiza, un happy hour, un momento di relax in spiaggia, un viaggetto ad Amsterdam, uno in Oriente, una puntatina a Firenze o a Milano. Insomma un profilo molto comune, diretto, scarno, a tratti anonimo. Sicuramente senza filtri: improbabile ipotizzare che glielo curi qualcuno. Bargnani dev’essere proprio come si mostra su Instagram.
Le parole che accompagnano i post sono risicatissime, spesso inesistenti. Non di rado si avverte, ancora, un’ironia molto forzata, esattamente come quella di un ragazzo timido che vorrebbe provare a strappare una risata, ma proprio non ci riesce, non fa per lui, non è portato. Idem per le sue risposte nei commenti. Si fa difficoltà a intuire quando è serio e quando no. Sotto il suo nome del profilo Instagram, non c’è una bio: solo l’emoji della faccina gialla con la bocca cucita. Silenzio. Non parlo. Emblematica.
Prima di questa emoji, tuttavia, per un certo periodo è comparsa una bio “urlata” in lettere maiuscole che aveva lasciato a… bocca aperta i fan che, in ogni caso, lo seguono con attenzione. Prendendo sicuramente in giro qualcuno, o almeno volendolo far credere, Andrea si definiva (per netiquette la scriviamo in minuscolo) “Dj, influencer, blogger, lifestyle advisor, mental coach, PR guru, trend-setter, film producer, model, helicopter pilot, astronaut trainee, stay- at-home dad”. Non solo: ai primi di dicembre 2019 Bargnani ha pubblicato delle stories in cui il Mago – il suo storico soprannome privo di qualsiasi profondità, portato quasi controvoglia, mai pienamente giustificato: se non altro, Andrea è stato sempre coerente con sé stesso – invitava i follower a rivolgergli delle domande. E ha risposto a tutte. La nota pagina Facebook La Giornata Tipo ha pubblicato alcuni di quegli screenshot surreali. Talune risposte sono effettivamente simpatiche e non così lontane dalla realtà. “Che fai nella vita?“, chiede un fan. “Il meno possibile“, la risposta. Oppure: “Quanto hanno inciso i problemi fisici nella tua carriera?” “Molto meno di quelli mentali“. Splendido.
Tutto quanto è inusuale per un giovane che suo malgrado è stato una star, almeno nelle aspettative. Campione d’Italia, nazionale azzurro, giocatore NBA: nessuno, nemmeno Bargnani, può cancellare il fatto di essere (o almeno di essere stato) un personaggio pubblico, un famoso sportivo professionista, un idolo per tanti connazionali. Ma lui riesce a dissimularlo, anche inconsciamente. È difficile davvero immaginare cosa pensi, cosa stia facendo e cosa vorrà fare in futuro. Forse niente. Forse non lo dirà mai a nessuno. E nessuno potrà farci nulla.
Andrea Bargnani è stato prima scelta, ha giocato nei Toronto Raptors e nelle due squadre di New York, ha vissuto da stella NBA ma oggi vuole essere visto come una persona qualsiasi. Il resto della sua vita, se lo tiene per sé. È un suo diritto. È libero di agire come meglio crede e di mantenere la sua privacy. Di scegliersi il genere di vita che vuole fare. I fan probabilmente vorrebbero altro, addirittura rivederlo giocare. Anche questo è un loro diritto, ma lascia il tempo che trova. Lo seguono: chi con affetto e approvazione, chi con sgomento e interrogativi, chi addirittura con indignazione. Ma il Mago è un maestro a innalzare un muro intorno a sé. È una vera star in questo. Una prima scelta assoluta. Come quando David Stern chiamò il suo nome al Draft in quella sera di giugno 2006 al Madison Square Garden.