Film di basket: Tornare a vincere

Tornare a vincere (titolo originale The Way Back) è un film di basket con protagonista Ben Affleck, uscito nel 2020 solo sulle piattaforme digitali a causa della pandemia.

L’attore due volte premio Oscar, noto per le sue interpretazioni in Armageddon, Will Hunting, Pearl Harbor, Argo, The Town e molti altri, interpreta Jack Cunningham. Un uomo tormentato, che riceve l’opportunità di allenare una squadra di basket liceale.

Nel cast figurano tra gli altri Al Madrigal (nel ruolo di Dan, professore di matematica esperto di statistiche e assistente allenatore di Jack), Janina Gavankar (l’ex moglie Angela), Brandon Wilson (Brandon Durrett, il giocatore più talentuoso), Michaela Watkins (la sorella Beth).

Regista è Gavin O’Connor, che ha già lavorato con Affleck in The Accountant nel 2016 e ha diretto nel 2004 l’emozionante Miracle, film sulla sorprendente vittoria della nazionale statunitense di hockey su ghiaccio ai Giochi Olimpici invernali del 1980.

Tornare a vincere: la trama

Vista la possente corporatura, non si direbbe. Ma Jack Cunningham è un uomo fragile, solo e pieno di rimpianti. Sopravvive con un lavoro umile, il suo matrimonio è andato in frantumi in seguito a un tragico evento. E la dipendenza dall’alcol, che suscita grosse preoccupazioni soprattutto in sua sorella Beth, lo devasta.

Le giornate proseguono una uguale all’altra, tra il cantiere in cui è operaio e il bar dove va a stordirsi. A un certo punto arriva un’inattesa proposta. Il preside della sua vecchia scuola, la Bishop Hayes, un liceo cristiano, lo chiama per offrirgli il posto di allenatore della squadra di basket. Il precedente coach, infatti, è stato colpito da infarto e la panchina è vacante.

Jack è riluttante, perché sa che tornare alla Hayes significa affrontare il passato e fare i conti con i propri demoni. In quella scuola, dove era stato un brillante giocatore, c’erano i suoi anni migliori. In procinto di andare all’università con una borsa di studio, aveva mollato tutto. Rinunciando così al luminoso futuro sportivo che gli si prospettava davanti. Da allora sia Jack sia il liceo erano andati in parabola discendente.

Dopo una notte insonne trascorsa a scolarsi lattine di birra, Jack accetta. Allenare quei ragazzi, che a loro volta hanno bisogno di una guida che li spinga a credere in loro stessi, è l’occasione per redimersi e tenere la mente impegnata. Le vittorie e il ritrovato entusiasmo, però, saranno sufficienti per curare le ferite e riempire l’enorme vuoto che Jack si porta dentro?

Il basket come redenzione

Tornare a vincere si presenta come una storia di redenzione attraverso lo sport. Ma appare più profonda rispetto al classico cliché dei film americani di questo genere. Man mano che la storia procede, emergono nuovi particolari del passato del protagonista. Lo spettatore, in tal modo, apprende un passo alla volta la radice della profonda inquietudine di Jack, assimilandone in particolare la drammatica situazione familiare. Una ferita interiorizzata e lacerante che lo ha condotto all’isolamento e all’abiezione.

Il basket fa prontamente il suo ingresso come mezzo di riscatto. Jack aiuta i ragazzi a credere nelle proprie potenzialità. La squadra inizia a vincere e lui sembra riuscire ad abbandonare l’alcol. Tuttavia il passato tornerà presto a bussare alla porta.

Al centro del film c’è l’uomo, non la pallacanestro. Jack Cunningham è un non-eroe comune e quotidiano, che sbaglia e lotta con i suoi mostri interiori, non sempre riuscendo. Il successo, alla fine, sta nell’aver trasmesso ad altri le qualità che, quando aveva la loro età, lo avevano reso un vincente. E che poi erano state offuscate dagli errori della vita.

Si mette in risalto la vita di tutti i giorni di persone ordinarie nella periferia californiana. Ciascuno con i suoi problemi, che si dà da fare come può per andare avanti. E Jack non è altro che uno di loro. Non c’è niente di patinato e luccicante in Tornare a vincere. Nessuno ha sogni di NBA o di glamour, nemmeno i giocatori della squadra.

Eppure, se c’è un minimo di speranza, quella assume le sembianze di un pallone da basket. Una metafora della nostra vita e di come la competizione possa aiutarci a capire meglio noi stessi. La riconciliante scena finale ne è un convincente riassunto. Perché “non possiamo cambiare il passato, possiamo solo decidere come andare avanti“.

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Location e altre cose

Interpretare il protagonista Jack Cunningham sembra un destino appositamente scritto per Ben Affleck: l’attore, infatti, ha trascorso nell’autunno 2018 un periodo in una clinica specializzata per disintossicarsi dall’alcol. Interessante, così, rilevare l’intensità e la verosimiglianza con cui Affleck recita in un ruolo che ha alcuni parallelismi con la sua vicenda personale.

Per quanto riguarda le location, le scene di Tornare a vincere sono state girate in gran parte a San Pedro, sobborgo portuale di Los Angeles situato nella parte meridionale della metropoli, non lontano da Long Beach. Sempre a San Pedro si trova il meraviglioso Angels Gate Park, uno scenografico playground che si affaccia sull’Oceano Pacifico e dove si svolge la scena conclusiva del film.

La strutture scolastiche in stile coloniale e la palestra sono invece quelle della Chaffey High School di Ontario, altra città satellite di L.A. che però si trova a est. Ontario non va confusa, ovviamente, con l’omonima provincia canadese. Le squadre della Chaffey hanno il nickname Tigers, che nel film si mantiene anche nella fittizia Bishop Hayes. Alcune scene sono state girate alla First United Methodist Church.

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Angels Gate Park, San Pedro, L.A. / Foto: BallOutHere.com
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