Libri di basket: “Lasciatemi perdere” di Riccardo Pittis

Riccardo Pittis è stato uno dei giocatori più rappresentativi del basket italiano negli anni Novanta. Bandiera dell’Olimpia Milano prima e della Benetton Treviso poi, ha vinto coppe e scudetti ed è stato due volte medaglia d’argento europea con la Nazionale.

Tuttavia, tra le sue imprese sul parquet ne spicca una in particolare, spesso passata inosservata. Negli ultimi anni di carriera, a causa di problemi ai tendini della mano destra, dovette imparare a tirare con la sinistra. Diventare ambidestro fu un duro lavoro, soprattutto di testa, che ha richiesto una fortissima autodisciplina.

In seguito, Pittis avrebbe considerato quell’inusuale decisione come la sua prima esperienza di mental coaching. Ancora non poteva saperlo, ma sarebbe stata il fattore scatenante per ciò che successe tempo dopo. Oggi, infatti, l’ex cestista milanese classe 1968 è un affermato speaker motivazionale e inspirational coach, dal 2021 accreditato ICF (International Coaching Federation), che supporta individui, team, aziende nella loro crescita personale e professionale.

Una nuova vita, una seconda carriera avviata non molti anni fa, che gli ha consentito di rinascere dopo una serie di difficoltà successive al ritiro dalla pallacanestro giocata. Una fase che lui, insieme ai gloriosi anni da atleta professionista, ha raccontato con schiettezza, lucidità e un pizzico di ironia nel libro autobiografico Lasciatemi perdere, uscito nel 2022 per ROI Edizioni.

Riccardo Pittis e la lezione più importante

Dai giochi spensierati di un bambino che affrontò un’operazione al cuore a cinque anni a stella del basket nella luccicante Milano da bere, Riccardo Pittis non ha mai avuto un buon rapporto con la sconfitta. E per un giovane campione ritrovatosi a condividere serate con i vip, tra successo e soldi facili, è quasi consequenziale montarsi la testa e vivere in un mondo in cui basta alzare la mano per chiedere e ottenere ciò che si vuole.

Ma quando verso i 35 anni si spengono i riflettori, si torna tra i comuni mortali. Se non si ha un’idea precisa di cosa fare in futuro, si rischia di continuare a condurre un’esistenza al di sopra delle proprie possibilità. In tal modo il disastro è dietro l’angolo. Con la sua storia, Pittis mette in luce le difficoltà a cui un’atleta va incontro dopo il ritiro. Perché “il successo rende tutto facile, e ti illudi che questa sia la regola, mentre di fatto è l’eccezione“.

Così, dopo una vita guidata da quell’ossessione per la vittoria comune a tanti campioni, affiancata dalla paura o (peggio) dalla vergogna per la sconfitta, e senza sapere cosa significhi davvero guadagnarsi il pane quotidiano, Pittis si è trovato di fronte alla lezione più importante: perdere è la motivazione più straordinaria che esista per l’evoluzione di una persona.

La sconfitta, una preziosa maestra di vita

Dopo essersi ritirato dal basket nel 2005, l’autore ha intrapreso una serie di investimenti finanziari sbagliati, che lo hanno gettato sul lastrico. Ha trascorso anni neri, in cui non ne girava bene una. In queste pagine sostiene che la cosa peggiore non è perdere, ma è la vergogna per la sconfitta. Perché va a minare nel profondo la propria identità, facendo svanire la fiducia e la speranza di essere migliori.

Nel periodo più difficile, quasi per caso e contando sull’appoggio di pochi amici, la scoperta del coaching come via d’uscita. Una nuova carriera in cui ritrovare se stesso, tornare a vivere emozioni simili a quelle di quando giocava e vinceva, accettando le difficoltà attraverso cui era passato. Senza più vergognarsi dei propri fallimenti, ma traendo forza da essi.

In Lasciatemi perdere, Pittis condivide il suo percorso di crescita interiore, che lo ha portato a seguire un’inattesa vocazione e gli ha insegnato che la sconfitta può essere un’insostituibile maestra di vita. E l’esperienza ad altissimo livello in un’epoca straordinaria per la pallacanestro italiana, che gli appassionati rivivranno con piacere leggendo il volume, rimane un prezioso serbatoio di valori e insegnamenti che oggi riporta nei suoi speech e nell’attività di coaching. Dalla leadership all’importanza del gioco di squadra.

Scrive Riccardo Pittis: “Non vi è spinta motivazionale più forte di una sconfitta cocente. Niente può dare tanta forza come il desiderio di riscattarsi. Nulla può insegnare tanto e tanto profondamente quanto un tonfo doloroso. Io lo so, ci sono passato. Perdere è salvifico quanto vincere ed è parte del medesimo processo evolutivo, se accettiamo che sia così“.

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