Marchi sportivi: perché si chiamano così?

I marchi sportivi sono una presenza fissa e costante della nostra vita quotidiana. Maglie, scarpe, borse, palloni… quante volte, ogni giorno, ci imbattiamo in uno di essi? Quante volte li vediamo in giro, in tv, al palasport, allo stadio, nei negozi, sul web?

Poche volte, però, ci chiediamo perché i brand di abbigliamento e materiale sportivo più famosi si chiamano in un certo modo. Cosa c’è all’origine di quei nomi tanto comuni quanto misteriosi? Ecco un breve racconto sulla genesi del nome dei principali marchi mondiali dello sport.

Adidas

Il nome Adidas deriva dall’unione tra “Adi”, diminutivo del fondatore Adolf Dassler, con le prime tre lettere del suo cognome. Adidas è nata ufficialmente nel 1949, ma la storia ha origine nel 1924 quando i fratelli Adolf e Rudolf Dassler, figli di un calzolaio e di una lavandaia di Herzogenaurach, in Germania, iniziarono a produrre scarpe da calcio artigianali, fondando la Gebrüder Dassler Schuhfabrik (Fabbrica di Scarpe Fratelli Dassler). Il sodalizio si ruppe nel 1947: mentre Adolf diede vita all’Adidas, Rudolf non stette a guardare. Tra poco scopriremo cosa fece.

Asics

Asics è il più noto brand giapponese nel campo dei marchi sportivi. La società, con sede a Kobe, risale al 1949 e fu fondata da Kihachiro Onitsuka per produrre principalmente scarpe per uno sport in realtà non popolarissimo nel Sol Levante, il basket. Successivamente si estese a molte altre discipline. Se Nike si chiama così in omaggio alla cultura greca, Asics si ispira a quella latina: il nome è infatti l’acronimo del motto Anima sana in corpore sano, variante del più conosciuto Mens sana in corpore sano di Giovenale.

Diadora

L’italiana Diadora, fondata a Caerano San Marco (Treviso) da Marcello Danieli, porta l’antico nome di Zara, la città della Dalmazia da cui un suo rappresentate era profugo, il quale gli suggerì questo nome. Secondo alcuni, Diadora proviene invece da una storica società sportiva veneziana ed è un nome comunque composto da due termini greci, dia e dora, che in italiano si può tradurre con “condivisione di doni” o di “onori“.

Le Coq Sportif

Le Coq Sportif è un omaggio al simbolo della Francia, il galletto. Il brand transalpino ha una storia che risale al 1882, grazie all’intraprendenza di Emile Camuset. Tuttavia il marchio che tuttora lo contraddistingue è apparso solo nel 1948. In Italia è una marca molto conosciuta per essere stata lo sponsor tecnico degli Azzurri campioni del mondo di calcio nel 1982.

Lotto

Come Diadora, anche Lotto proviene dalla provincia di Treviso e il nome non è altro che la porzione finale del cognome Caberlotto. I tre fratelli Caberlotto, Giovanni, Sergio, Alberto, una delle famiglie storiche del distretto calzaturiero, successivamente proprietaria anche della squadra di calcio del Treviso, fondarono l’azienda nel 1973 a Montebelluna.

Macron

Il nome del brand italiano Macron – con l’accento sulla a – deriva dal prefisso greco μακρο (macro), che significa “grande” ed è usato come primo elemento di molte parole composte. È stato declinato in Macron, in contrapposizione all’unità di misura del micron, al fine di conferire un’idea di grandezza. Il logo è il Macron Hero, una figura umana, rappresentata con tratti essenziali, che si ispira alla punta di una lancia che per definizione è dinamismo e rapidità, ma anche capacità di raggiungere un obiettivo con fatica, tenacia e determinazione.

Mizuno

Torniamo in Giappone, dove Mizuno, brand oggi noto soprattutto per scarpe da calcio e palloni, è nato in quel di Osaka nel lontano 1906 come azienda produttrice di materiale per il baseball, uno degli sport più popolari nell’arcipelago estremo-orientale. Mizuno è semplicemente il cognome dei fratelli fondatori, Rihachi e Rizo, e del figlio del primo, Kenjiro, che rese l’azienda conosciuta in tutto il mondo.

Nike

Il colosso di Beaverton deve il suo nome alla mitologia greca. Nike (Νίκη) è infatti la personificazione della vittoria, rappresentata come una donna alata. Nike, la cui pronuncia è stata anglicizzata in naiki o naik, fu scelto dal fondatore Phil Knight in memoria di un suo viaggio di gioventù, durante il quale rimase attonito di fronte allo splendore dell’acropoli di Atene e alla sua importanza per la civiltà occidentale. In particolare, Knight ricordò il tempio di Atena Nike, portatrice di vittoria: proprio l’obiettivo che la casa dello swoosh si pone per tutti coloro che si affidano ad essa. L’intuizione decisiva, nel 1972, fu però innescata da un’idea del socio Jeff Johnson.

Puma

Il giovane Rudolf Dassler, fratello di “Adi”, era soprannominato Puma. Quando nel 1947 si sciolse la società produttrice di scarpe messa su dai due fratelli ventitré anni prima, Rudolf fondò una propria azienda chiamandola, senza troppa fantasia, Ruda, dalle iniziali del suo nome e cognome. L’anno successivo divenne Puma, per esteso Puma Schuhfabrik Rudolf Dassler. Il puma è il termine con cui si indica il coguaro nella lingua dei nativi Quechua. Oggi è uno dei più noti marchi sportivi e fa parte del gruppo francese Kering.

Reebok

Oggi parte del gruppo Adidas, Reebok ebbe grande fortuna negli anni ’90. Prende il nome dalla dizione afrikaans-olandese di rhebok, una specie di antilope, animale simbolo del Sudafrica. Il termine fu trovato dai fondatori, i fratelli Joe e Jeff Foster, in un dizionario sudafricano vinto da Joe a una gara. Il nome originario della società, fondata nel 1895, era Mercury Sports.

Umbro

Storico produttore britannico di abbigliamento sportivo, per tanti anni sponsor tecnico della nazionale inglese di calcio, di quella brasiliana, del Manchester United e dell’Inter. Umbro è nato a Wilmslow nel 1920. Il suo nome non ha nulla a che vedere con la regione italiana dell’Umbria, ma deriva da Humphrey Brothers Clothing, la denominazione originaria. Tra i marchi sportivi, Umbro si è sempre distinto per la consistenza ed eleganza dei suoi prodotti.

Under Armour

Brand statunitense piuttosto giovane, fondato nel 1996 tra Washington e Baltimora da Kevin Plank, il nome Under Armour – letteralmente “sotto armatura” – si ricollega alle protezioni indossate dai giocatori di football americano, sport praticato da Plank all’università del Maryland. La sua idea, infatti, era realizzare una maglia traspirante, che rimanesse asciutta durante lo sforzo fisico. Per realizzarla Plank si ispirò ai tessuti traspiranti usati nella biancheria intima femminile. La notorietà esplose quando i capi Under Armour apparvero nei film Ogni maledetta domenica e Le riserve, e in seguito come sponsor tecnico di Stephen Curry.

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