Al non esaltante scenario attuale degli impianti sportivi di Roma, contribuisce anche la situazione del Palazzetto dello Sport di Viale Tiziano, che tra l’altro dal punto di vista architettonico è uno dei più interessanti d’Italia e del mondo.
Nelle cronache, è chiamato spesso PalaTiziano, dal nome della strada lungo cui sorge e dal momento che non ha mai avuto alcuna intitolazione. È stato chiuso nel giugno 2018 per consentire lo svolgimento di lavori di ristrutturazione. Che però, a due anni di distanza, non sono nemmeno iniziati.
Il Palazzetto dello Sport sorge al Villaggio Olimpico, il complesso abitativo costruito per ospitare gli atleti dei Giochi del 1960. A due passi c’è lo Stadio Flaminio, a sua volta abbandonato dal 2011. I progetti strutturali di entrambi gli impianti recano la firma di Pier Luigi Nervi, una delle menti più straordinarie nell’ingegneria civile del ‘900, ampiamente coinvolto nello sviluppo della città in occasione della grande kermesse a cinque cerchi.
Oggi, purtroppo, il degrado in cui versano sia lo Stadio Flaminio sia il Palazzetto dello Sport lancia un grido inequivocabile: la capitale, in tema di impianti sportivi di grosso calibro, è rimasta ferma ad oltre sessant’anni fa. Per quanto siano strutture bellissime, sicuramente da recuperare, non possono comunque bastare per le esigenze dello sport contemporaneo. Però, rimetterle in funzione sarebbe già un enorme passo avanti per Roma.
Considerati gli elevati costi di gestione del Palazzo dello Sport all’EUR (ex PalaLottomatica) – anch’esso opera di Nervi e aperto nel 1960 – e la sanguinosa ferita dell’incompiuta Città dello Sport di Tor Vergata – con lo scheletro della “vela” di Santiago Calatrava che si staglia tristemente nella periferia romana – la Città Eterna ha oggi serie difficoltà nel disporre di arene coperte in grado di ospitare campionati di vertice di basket e volley. Tanto che le sue squadre sono costrette a volgere lo sguardo addirittura fuori provincia, oppure rischiano di chiudere bottega, come sta accadendo alla gloriosa Virtus.

Storia e problemi del Palazzetto dello Sport di Roma
Il Palazzetto dello Sport di Roma fu costruito in poco più di un anno e inaugurato il 1° ottobre 1957, in larghissimo anticipo rispetto ai Giochi Olimpici. A guardarlo dai tempi odierni, sembra quasi fantascienza. Durante la manifestazione ospitò, oltre alle gare di basket, anche il sollevamento pesi.
Sul parquet di Viale Tiziano andò in scena, nel primo turno del torneo cestistico, la partita tra Italia e Stati Uniti, vinta 88-54 dagli americani, che annoveravano nel proprio roster futuri mostri sacri NBA come Oscar Robertson, Jerry West e Walt Bellamy, allora atleti universitari, e vinsero poi la medaglia d’oro.
Anche se in alternanza con il grande palazzo dell’EUR, utilizzato soprattutto nei periodi di maggior seguito di pubblico e per gli eventi più importanti, nel corso dei decenni il PalaTiziano è stato sempre un punto di riferimento per la pallacanestro e la pallavolo romane, ospitando a più riprese intere stagioni di entrambe le discipline e attraversando vari interventi di adeguamento. La Virtus Roma, ad esempio, ha giocato qui fino al 1983, all’inizio degli anni 2000 e poi dal 2011 al 2018, con tanto di finale scudetto 2013.
Al termine della stagione sportiva 2017-18, il Comune di Roma ha deciso di chiuderlo: a detta dell’amministrazione guidata da Virginia Raggi, una scelta improrogabile per risolvere problemi di sicurezza dovuti a un’insufficiente manutenzione e accumulatisi di anno in anno. Il cantiere, però, non è mai iniziato, tra indecisioni, burocrazia e ritardi. Al giorno d’oggi un edificio in disuso fa presto ad andare in malora. Soprattutto se, come accaduto nell’agosto 2019, dei vandali riescono persino a penetrare all’interno e ad appiccare un incendio sul parquet…
Nel frattempo, quella che negli ultimi anni si è affermata come seconda squadra della capitale, l’Eurobasket Roma, per disputare la serie A2 è stata costretta ad emigrare a Cisterna di Latina. Così la capitale, oltre ai palasport dell’EUR e di Viale Tiziano, si ritrova senza altri impianti adatti per ospitare il basket di massima serie, né si vedono all’orizzonte progetti per costruirne di nuovi. Unico segnale di vita, al momento, le parole dell’assessore Daniele Frongia al Corriere dello Sport, con cui a maggio 2020 annuncia che è in corso l’iter per far partire i lavori.

Il gioiello di Pier Luigi Nervi
Ad aggravare il quadro c’è poi un aspetto tutt’altro che secondario: il Palazzetto dello Sport di Roma non è un palasport qualsiasi, ma è un gioiello di architettura. Autore del progetto è l’architetto Annibale Vitellozzi, tuttavia il segno decisivo sulla struttura lo lascia Pier Luigi Nervi, che si occupò delle parti portanti in cemento armato.
Il PalaTiziano ha una pianta circolare, con un diametro interno di 50 metri. Il tutto è coperto da una strepitosa cupola la cui calotta è composta da elementi prefabbricati romboidali, che poggia su 36 pilastri in ferrocemento a forma di Y disposti esternamente lungo il perimetro dell’edificio, ben distanziati dalla sala vera e propria. Il diametro complessivo, infatti, raggiunge i 78 metri, mentre la superficie totale è di circa 4800 metri quadrati. Pensato inizialmente per contenere fino a 5000 spettatori, in tempi recenti è stato omologato per un massimo di 3500.
Il Palazzetto romano è indubbiamente una delle realizzazioni più iconiche, ma anche più dimenticate, di Pier Luigi Nervi, uno dei maggiori progettisti del secolo scorso. Le sue celebri cupole, cosiddette “plissettate” o “nervate”, sono realizzazioni di straordinaria armonia in cui viene messa in evidenza la direzione delle forze di spinta che confluiscono verso la base. Nei suoi progetti, infatti, l’invenzione formale è strettamente connessa alla capacità costruttiva, grazie ai brevetti della prefabbricazione strutturale e del ferrocemento.
Quindi, il Palazzetto dello Sport di Viale Tiziano è un impianto assolutamente da salvare. Non solo per poter essere messo di nuovo a disposizione dello sport, sua funzione primaria e irrinunciabile, ma anche per restituire alla città un capolavoro di architettura dalle caratteristiche uniche. Roma, dopo essersi permessa di rinunciare alla candidatura olimpica per il 2024, ha un estremo bisogno di tornare a nuovo splendore e lo sport, che in una città così magica assume un fascino tutto particolare, può essere un valido mezzo attraverso cui rinascere.
