Quando Larry Bird fece impazzire la panchina degli Hawks

3 marzo del 1985, Boston Garden, Massachusetts. Kevin McHale realizza il record di franchigia per punti con 56, nella sfida vinta dai Celtics per 138 a 129 contro i Detroit Pistons di Isaiah e Laimbeer.

Accanto a lui, Larry Joe Bird fa registrare una tripla doppia con 30 punti, 15 rimbalzi e 10 assist. Di questi, molti giungono con la partita in dirittura d’arrivo, ecumenico nel permettere al compagno di superare quota 50, e riscrivere quel record di squadra nel delirio del pubblico. Il buon Kevin, che da poco ha conquistato il quintetto in squadra come presenza inamovibile, accompagna la sua gara anche con 16 rimbalzi, di cui 10 offensivi, e tocca il cielo con un dito: ha già vinto due campionati con Boston da sesto uomo di lusso, ma quello è l’apice personale. “Chissà quanto può sopravvivere quella pietra miliare, negli anni” ci si domanda.

Ma l’uomo che ha sostenuto la power forward proveniente dalla University of Minnesota con i suoi passaggi, ha già una mezza idea a riguardo. Viene da French Lick, Indiana, e da quelle parti si è soliti usare poche parole a vantaggio dei fatti. Quelli concreti. Tornando in panchina, a bottino raggiunto, si lascia sfuggire una frase all’indirizzo del compagno che suona quasi come una minaccia, nonostante tutto.
Dovevi andare per i 60” gli dice, e questo con il tono indispettito di chi non capisce come mai un giocatore tanto ispirato decida di farsi panchinare a quota 56 punti con oltre due minuti ancora da giocare.

Larry Bird in eruzione a New Orleans

Passano appena nove giorni, nella gara tra Celtics e Atlanta Hawks prevista per il 12 marzo del 1985. Curiosità del tempo: la partita si gioca a New Orleans, alla Lakefront Arena situata nel campus universitario della University of New Orleans, un palasport da appena 10.900 posti. E questo perché il proprietario della franchigia, Ted Turner, in quella stagione ricevette da un promoter centomila dollari a gara da disputarsi in città (ne giocheranno una dozzina). Un’occasione tutto sommato da non perdere, sia per far cassa, che – per gli abitanti di New Orleans –  per vedere in campo gli Hawks contro una delle squadre più forti della lega, con un Bird assolutamente nel suo prime. Il risultato è che, quella notte, la maggior parte del pubblico tifa i Celtics e i giocatori di Atlanta si sentono come in trasferta.

La partita non è bellissima in avvio. Larry segna 12 punti nel primo quarto per giungere a 23 entro l’half time, Atlanta tiene botta, ma la situazione non appare stimolarlo così tanto, almeno in apparenza. Tuttavia c’è da portare a casa la vittoria e lo spirito competitivo di Bird prende decisamente il sopravvento nel terzo periodo, quando inizia a sciorinare il repertorio completo di movenze in campo e trash talking verso avversari, allenatori, panchina e pure compagni. Non risparmia nessuno, ed entra definitivamente “in the zone”.

D’altra parte, durante l’intervallo lungo, aveva dichiarato ai colleghi di spogliatoio che nessuno avrebbe potuto fermarlo, e che quindi dovevano “dargli la palla e levarsi di mezzo”. Ci avrebbe pensato lui. Il quarto periodo diventa assolutamente un clinic per “The Hick from French Lick”, nel quale realizza consecutivamente gli ultimi 18 punti di squadra raggiungendo quota 60, e riscrivendo immediatamente il record raggiunto da McHale qualche giorno prima.

Del resto – e i fatti lo avrebbero confermato negli anni successivi – Larry adorava giocare contro Dominique Wilkins, un avversario che rispettava profondamente, con il quale era solito dare il meglio di sé. Le sfide tra Boston e Atlanta sono sempre state accompagnate da uno scontro serrato tra i due, con prestazioni spesso di altissimo livello. Non per nulla, Wilkins chiuderà anche quella partita con 36 punti a referto: una prestazione destinata ad impallidire di fronte alla magnificenza dell’avversario diretto.

Lo show della panchina degli Atlanta Hawks

Il palasport di New Orleans è in delirio, ma non solo. I giocatori di Atlanta in campo cercano in ogni modo di limitarne la verve, ma devono arrendersi di fronte a tanta grandezza. In più, i fan più eccitati appaiono seduti in panchina, e non è certo la cosa più bella da vedere per coach Mike Fratello, che a fine gara deciderà di multarli per “comportamento inaccettabile”. Si tratta di Eddie Johnson, Scott Hastings, Tree Rollins e Cliff Levingston.

I Celtics stanno attaccando proprio di fronte a loro e le evoluzioni delle loro reazioni nel finale sono visibili anche in tv, ad ogni canestro completato da Bird. Che nel frattempo non la smette di provocare e dialogare con chiunque, in un momento singolare passato alla storia del gioco. Sembra voler aumentare il livello di difficoltà ad ogni conclusione, e i suoi primi tifosi sulla panchina avversaria se ne accorgono bene, iniziando ad agitarsi e reagire ad ogni canestro, fino all’unica tripla siglata dal numero 33 in maglia verde.

Sì, perché Larry Bird in una serata del genere è capace di segnare 60 punti con un solo canestro da tre, tra l’altro il più incredibile di tutti.
Uscendo da un blocco, riesce a giocarsi l’uno contro uno dietro l’arco dei tre punti, lasciando partire un tiro dalla parabola altissima e cadendo indietro, subendo anche il fallo.

Mentre la sfera è in volo, i panchinari di Atlanta si preparano all’inevitabile con un linguaggio del corpo che palesemente dice: “Se entra anche questo, me ne vado”. Ed il pallone si insacca, per il cinquantaquattresimo punto di serata. Il quartetto, incredibilmente divertito, salta ed esulta come se si trovasse sugli spalti, agitando gli asciugamani e lasciando la panchina. Sembrano quattro amici che si guardano la partita con una birra in mano, completamente coinvolti dalla prestazione pazzesca del giocatore preferito.

Hastings è quello che riesce a mantenere la dignità più intatta, restando pietrificato e seduto ad osservare Bird che nel frattempo esce dal campo e cade su un assistente di Atlanta. Gli altri tre, si controllano un po’ di meno: Livingstone si distende sul compagno, saltando in piedi a realizzazione avvenuta e facendo palesemente il gesto di chi vuole andarsene. Eddie Johnson salta in aria, grida, brandisce l’asciugamano in altro, esulta come se i suoi avessero appena vinto la partita con un buzzer beater. Rollins si muove come se quello che ha visto fosse troppo, mentre l’intero palasport di New Orleans tributa una standing ovation al protagonista dell’incontro, che completa il gioco da quattro punti in lunetta.

Finita la partita, coach Mike Fratello riunisce i suoi mostrandogli il nastro con la registrazione dell’incontro. È su tutte le furie. Non è concepibile esultare e lasciarsi coinvolgere tanto dalla prestazione di un avversario, a maggior ragione se si tratta di uno dei migliori nella lega e se di fronte alle telecamere. Poi se ne esce a cena con gli assistenti allenatori, e nel ritornare in albergo – racconta – scambia due parole con il portiere.
“Coach, il risultato mi ha sinceramente sorpreso” gli dice. “Credevo che avreste battuto Boston e che Larry avrebbe giocato sotto i suoi standard”.
E per quale ragione pensavi una cosa simile?” domanda un incuriosito Fratello.
Perché Bird è rientrato un po’ tardi in hotel ieri notte” risponde il portiere. “È rientrato decisamente tardi, non lo avrei mai immaginato disputare una gara del genere con un’energia simile”.
Semplicemente geniale.

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