La statua di Dirk Nowitzki a Dallas

È un monumento vivente dei Dallas Mavericks e ora lo è diventato anche in senso stretto. Nella città texana, all’esterno dell’American Airlines Center, dal giorno di Natale 2022 campeggia la maestosa statua di Dirk Nowitzki.

Dedicare una statua all’atleta simbolo di una squadra, a colui che ne ha cambiato la storia e ne ha incarnato l’immagine, è un tributo che nello sport si riserva solo ai più grandi, all’eccellenza assoluta. E WunderDirk, senz’ombra di dubbio, rientra in questo novero. Con lui la franchigia ha vissuto i suoi anni più esaltanti. Non solo: con la guida del proprietario Mark Cuban si è affermata come una delle più dinamiche e moderne della NBA.

Nelle sue 21 stagioni ai Mavs – nessun giocatore NBA ne ha mai trascorse così tante indossando la stessa divisa – e con l’apice del titolo vinto nel 2011, a cui si aggiungono in ambito FIBA il bronzo mondiale nel 2002 e l’argento europeo 2005 con la Germania, Nowitzki ha unito due continenti rappresentando l’essenza del basket contemporaneo.

In particolare, insieme a colleghi generazionali quali Manu Ginobili, Tony Parker, Pau Gasol, è stato uno degli emblemi della NBA globale. Una lega in cui i cosiddetti international players non erano più visti come alieni, ma dove anche un ragazzo proveniente da Würzburg, Baviera, poteva sfondare. Tra la fine degli anni ’90 e i primi anni 2000, al tramonto dell’era Jordan, la NBA si è lanciata nel futuro grazie anche a personalità come Dirk Nowitzki.

Le sue caratteristiche fisiche e tecniche, inoltre, hanno spianato la strada a un nuovo modello di giocatore e, di riflesso, a un innovativo modo di interpretare il gioco: il lungo capace di allargarsi sul perimetro e tirare da tre, liberando spazio in area e costituendo una nuova minaccia per le difese.

statua di dirk nowitzki
Credits: AP Photo/Emil T. Lippe via Sandiegouniontribune.com

Statua di Dirk Nowitzki: le caratteristiche

La statua di Dirk Nowitzki è stata inaugurata in occasione del Christmas Day 2022. Se parliamo di riconoscenza eterna agli eroi sportivi di una città, con lui Dallas ci è andata giù forte. La scultura, infatti, è soltanto l’ultimo degli omaggi a Dirk. Oltre all’ormai scontato ritiro della maglia (il numero 41), gli è stata intitolata una strada, Nowitzki Way. Poi, sui due lati del parquet dell’AAC compare la silhouette che rievoca il suo iconico movimento: il tiro in fadeaway. Gettandosi all’indietro su una gamba sola.

E proprio nel suo signature move lo scultore Omri Amrany lo ha raffigurato in questa statua alta 7,30 metri e pesante 4 tonnellate. Amrany, 68 anni, di origini israeliane ma residente a Chicago dal 1989, è l’artista che ha firmato la statua sportiva più famosa: quella di Michael Jordan allo United Center. Un’opera che gli ha dato l’opportunità di realizzare le statue di altre leggende NBA, soprattutto a Los Angeles (Magic Johnson, Kareem Abdul-Jabbar, Jerry West, Wilt Chamberlain, Shaquille O’Neal), e di altri sport (Vince Lombardi, Gordie Howe, David Beckham).

La scultura cristallizza l’attimo in cui Dirk Nowitzki rilascia uno dei suoi fadeaway impossibili da stoppare. Il materiale è una particolare lega metallica, il bronzo bianco, che conferisce alla statua un aspetto marmoreo. Da non dimenticare, infatti, che Amrany in gioventù ha studiato a Pietrasanta, in Toscana, non lontano dalle cave di Carrara così familiari a Michelangelo, restandone affascinato. I dettagli come barba, capelli, scarpe e divisa sono quelli del 2010-11, l’annata del titolo vinto in finale sui Miami Heat.

La posizione fortemente inclinata del Dirk in fadeaway ha reso necessario depositare gran parte del peso complessivo nel basamento, in modo tale che il baricentro fosse basso (si trova infatti al di sotto del punto d’incontro tra il piede e il piano d’appoggio). Vi è incisa la frase “Loyalty never fades away“. Letteralmente “la lealtà non si dissolve“, giocando sull’espressione “fadeaway” che in inglese significa appunto dissolvenza, affievolimento. Il motto, ideato da Dirk con la moglie Jessica – che avendo un passato nel mondo dell’arte ha collaborato a questo progetto – è casualmente risultato composto da 21 lettere, esattamente come gli anni trascorsi in maglia Mavs.

statua di dirk nowitzki dallas mavericks
Credits: NBA.com

Come è nata l’opera di Amrany

Lealtà a Dallas e fadeaway, oltre a umiltà e carattere, sono gli elementi che hanno contraddistinto la straordinaria avventura del campione tedesco in Texas. Ha assistito alla cerimonia inaugurale con familiari, amici e… Luka Doncic, suo erede tecnico e spirituale ai Mavericks. Con lui ha condiviso in campo, in un ideale passaggio di consegne, la stagione 2018-2019. La prima dello sloveno in NBA e l’ultima di Dirk. Da un europeo all’altro – si potrebbe azzardare dal più forte europeo di sempre all’altro – a sottolineare ancora l’avanguardia della franchigia di Cuban, di cui oggi Nowitzki è consulente speciale.

Il processo di ideazione e realizzazione della statua ha richiesto tre anni. Detto già della moglie di Dirk, Jessica, anche Omri Amrany lavora a stretto contatto con la sua consorte e artista Julie Rotblatt. Per soddisfare le elevate aspettative di Mark Cuban, che voleva la statua più “badass” (“cazzuta”, più o meno) di sempre, Omry ha collaborato a lungo con Holder Geschwindner, lo storico coach personale con cui Nowitzki ha affinato il leggendario fadeaway.

Con il suo aiuto, l’artista ha analizzato ogni sfaccettatura possibile di questo gesto tecnico, per poi trasporre il tutto in metallo. Non si è trattato della semplice riproduzione di un’immagine che abbiamo visto milioni di volte, ma di catturare l’essenza profonda dell’atleta. Penetrare nella sua anima di asso epocale, immaginando e traducendo in arte quella mentalità, dedizione, forza e disciplina che travalicano il fisico. E che gli hanno consentito di diventare ciò che è diventato.

La statua di Dirk Nowitzki è la fissazione di un istante che, seppur dalle infinite repliche, ha fatto la storia dei Mavericks, di Dallas, della NBA, della pallacanestro. Nel 1998 arrivò lì un ragazzo spaesato e sconosciuto, catapultato dalla provincia tedesca in una metropoli d’oltreoceano. Anno dopo anno, con personalità e lavoro duro, di quella città è diventato un simbolo, restando sempre se stesso. E ora Dallas lo ha accolto per sempre nel suo patrimonio sportivo, storico e culturale.

Prima foto in alto: tratta da Dallasnews.com

 

Condividi: