7 storiche arene NBA che non ci sono più

Quali sono le più importanti e storiche arene NBA che non ci sono più? Nel corso degli anni, le franchigie della lega hanno spesso cambiato la propria casa, passando da un’arena all’altra o costruendone di nuove di zecca.

L’evolversi della concezione di sport come industria ha reso progressivamente obsoleti molti degli impianti originari. Essi sono stati mantenuti in vita come campo di gioco di altre squadre, oppure ne è stata cambiata destinazione d’uso. Qualcuno è stato ristrutturato.

In molti casi, però, le vecchie arene sono state definitivamente demolite per far posto a quelle nuove, spesso edificate a pochi metri di distanza. Ecco una selezione di 7 arene NBA che non ci sono più, scelte esclusivamente tra quelle abbattute e tenendo conto di storia, architettura e tradizione.

Los Angeles Memorial Sports Arena, Los Angeles

los angeles memorial sports arena

Inaugurata nel 1959, la Los Angeles Memorial Sports Arena è ricordata per essere stata la casa dei Clippers dal 1984, anno del trasferimento della franchigia da San Diego, fino al 1999, quando insieme ai Lakers il team si è stabilito allo Staples Center. Erano i Clippers piuttosto tristi di Donald Sterling, il discusso proprietario noto per la sua spiccata ritrosia a tirar fuori il portafogli (e anche per altre cose sgradevoli che porteranno alla sua clamorosa cacciata dalla NBA nel 2014). Tuttavia, in mezzo a tante stagioni perdenti, quella squadra riuscì a qualificarsi ai playoff per due stagioni consecutive, nel 1992 e nel 1993 sotto la guida di coach Larry Brown, e a ripetersi nel 1997, mai superando il primo turno.

La L.A. Memorial Sports Arena, che dal 1960 al 1967 ospitò anche i Lakers, è stata inoltre l’arena dei Trojans di Southern California dalla sua apertura fino al 2006, oltre che di UCLA (1959-1965 e nel 2011-12). Poteva contenere 16.161 spettatori ed era situata vicino al grande stadio del Memorial Coliseum, appena a sud del campus della suddetta USC. Chiusa e demolita nel 2016, l’ultimo saluto lo ha dato Bruce Springsteen con tre concerti consecutivi. Oggi sul luogo sorge il Bank of California Stadium, impianto per il calcio dove gioca il Los Angeles F.C. di MLS.

Charlotte Coliseum, Charlotte

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Lo Charlotte Coliseum è stato la casa dei popolarissimi Charlotte Hornets dei primi anni ’90, quelli di Muggsy Bogues, Larry Johnson, Alonzo Mourning, Dell Curry. L’entusiasmo per i calabroni produsse una straordinaria striscia di 371 sold out consecutivi dal dicembre 1988 – stagione del debutto della franchigia – al novembre 1997. Tenendo fede al suo nome, del Coliseum a sorprendere era soprattutto l’imponenza: sotto la sua enorme cupola poteva contenere 24.042 spettatori. Un numero straordinario, se si pensa che era utilizzato esclusivamente per il basket.

Tuttavia i problemi giudiziari del poco amato proprietario George Shinn e il calo di rendimento della squadra resero The Hive, l’alveare, sempre più vuoto, cavernoso e soprattutto sovradimensionato. Il North Carolina, infatti, è uno stato fortemente college oriented. Qui la NBA ha sempre fatto fatica a trovare spazio nel territorio di alcune delle università più blasonate della NCAA. Nel 2002 lo stesso Shinn trasferisce gli Hornets a New Orleans. Il basket professionistico torna a Charlotte con i Bobcats nel 2004, che fanno in tempo a giocare la preseason nel Coliseum prima della demolizione (2005). Ironia della sorte, la gigantesca arena nel suo ultimo anno di vita ha ospitato alcuni sfollati provenienti proprio da New Orleans, in seguito alle devastazioni dell’uragano Katrina.

Omni Coliseum, Atlanta

omni coliseum atlanta

Un’architettura innovativa, che però non ha avuto vita facile. L’Omni Coliseum di Atlanta ha ospitato le partite degli Hawks per venticinque anni, dal 1972 al 1997, per poi essere abbattuto in seguito a molti problemi. Sede delle partite di pallavolo ai Giochi Olimpici del 1996, giusto un anno prima della sua chiusura e demolizione, faceva parte del CNN Center, il quartier generale del grande network televisivo che ha sede qui dal 1987.

Ciò che caratterizzava il Coliseum era il rivestimento esterno in acciaio COR-TEN, noto anche come acciaio patinato, che si presenta di fatto come metallo arrugginito. Infatti, peculiarità di questo materiale è la formazione di una patina superficiale costituita da ossidi dei suoi elementi, tale da impedire il progressivo estendersi della naturale corrosione. In pratica, arrugginisce per non arrugginire di più. Peccato che i progettisti non avessero fatto i conti con il clima estremamente caldo umido di Atlanta, che velocizzò la corrosione tanto da creare veri e propri buchi nel rivestimento. Il tetto era chiamato “waffle” o “scatola di uova” per il suo particolare aspetto.

The Palace of Auburn Hills, Detroit

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Situato nel sobborgo di Auburn Hills, a nord di Detroit, The Palace of Auburn Hills è stato demolito nel 2020, in seguito al trasferimento dei Detroit Pistons in città alla Little Caesars Arena. Inaugurato nel 1988, è stato la prima vera arena moderna della NBA. L’allora proprietario Bill Davidson, infatti, aveva intuito come sarebbero andate le cose in futuro e volle dotare l’allora nuova casa dei Pistons – che da una decina d’anni giocavano in uno stadio di football riadattato, il Pontiac Silverdome (anch’esso abbattuto, nel 2018) – di ben 180 luxury suites. Inoltre si finanziò la costruzione con risorse private, un fattore tutt’altro che scontato all’epoca.

Il Palace poteva contenere 22.076 spettatori ed è stato teatro dei tre titoli NBA dei Detroit Pistons (1989, 1990 e 2004) e di altrettanti delle Detroit Shock in WNBA (2003, 2006, 2008). L’indirizzo della strada su cui sorgeva veniva modificato a ogni titolo vinto, tanto che oggi si chiama 6 Championship Drive. Una pagina meno nobile della sua storia, invece, è stata la rissa tra giocatori di Pistons, Indiana Pacers e pubblico del 19 novembre 2004, nota come Malice at the Palace. L’impianto ha pagato inoltre l’eccessiva lontananza dal centro cittadino, che mai come a Detroit necessitava di essere rigenerato. La classica insegna blu è stata messa all’asta.

Spectrum, Philadelphia

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Nell’immaginario collettivo, lo Spectrum di Philadelphia è il teatro delle mitologiche sfide cinematografiche tra Rocky Balboa e Apollo Creed. E qui si trovava in origine statua che immortala il pugile reso leggendario da Sylvester Stallone (oggi collocata nei pressi della celebre scalinata del Philadelphia Museum of Art). Nella realtà, lo Spectrum è l’impianto in cui i 76ers hanno giocato dal 1967, freschi del loro primo titolo NBA, al 1996. La casa che fu di Wilt Chamberlain, Billy Cunnungham, Julius Erving, Moses Malone, Maurice Cheeks, Charles Barkley. Non Allen Iverson, però, arrivato subito dopo il trasferimento nell’attuale Wells Fargo Center, lì accanto.

Il nome Spectrum è un acronimo, ideato dal presidente della società di gestione Lou Scheinfeld, che sta per “South Philadelphia Entertainment Circuses, Theatrical, Recreation, ‘Um, what a nice building!“. Spectrum, inoltre, evoca l’ampia gamma di eventi che potevano essere ospitati nel palazzo (il logo era infatti uno spettro di quattro colori). Poteva contenere 18.168 spettatori per il basket. Ultimo evento: un concerto dei Pearl Jam, a ottobre 2009. L’anno successivo è stato demolito e oggi è un parcheggio. Si trovava nel South Philadelphia Sports Complex, area dove sorgono tuttora anche gli stadi del baseball e del football americano e l’attuale arena dei Sixers.

Chicago Stadium, Chicago

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Tra le arene NBA che non ci sono più, il Chicago Stadium risale all’epoca di Al Capone, con inaugurazione nel 1929. Niente basket, però: era l’impianto dell’hockey su ghiaccio e ospitava solo le partite dei Chicago Blackhawks. I Bulls della NBA si sono aggiunti a partire dal 1967 e per la pallacanestro poteva accogliere fino a 18.676 spettatori. Sopravvisse fino al 1994, anno della chiusura e successiva demolizione a favore del nuovo United Center sull’altro lato della strada. Il Chicago Stadium ostentava la sua suggestiva architettura anni ’20 con lunghe finestre a feritoia.

L’interno dell’arena aveva peculiarità davvero uniche: tre anelli molto compatti di gradinate e una copertura di travi d’acciaio contribuivano a creare uno spazio ininterrotto in cui il grido della folla rimbombava all’inverosimile. Un enorme organo con oltre 3600 canne accresceva ulteriormente il livello dei decibel. Infatti il Chicago Stadium ebbe il soprannome di The Madhouse on Madison, cioè il manicomio sulla West Madison Street. È stato il primo palazzo con l’aria condizionata, che spesso non funzionava oppure creava una sorta di nebbia interna. È stato la casa dei Chicago Bulls del primo three-peat (1991, 1992, 1993). Qui Michael Jordan segnò 61 punti, il 17 aprile 1987. E ne fece altri 52 nella partita di beneficenza con cui si salutò definitivamente lo Stadium.

Boston Garden, Boston

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Noto per il suo iconico parquet incrociato, che merita storia a parte, il vecchio Boston Garden è tra le più storiche arene NBA che non ci sono più. Lo scenario delle imprese dei Celtics, dalla grande dinastia di Bill Russell fino all’epopea di Larry Bird. Fu ultimato nel 1928 sotto la supervisione di Tex Rickard, imprenditore che aveva già costruito a New York la terza versione del Madison Square Garden. E infatti l’impianto bostoniano prese il nome di Boston Madison Square Garden, per tutti solo Garden. Rickard lo aveva immaginato per la boxe e voleva che gli spalti arrivassero il più vicino possibile all’agone. Ne venne così fuori un’arena in cui il pubblico era molto vicino agli atleti. L’effetto acustico era simile a quello del Chicago Stadium e un notevole fattore campo per le squadre che giocavano qui (dal 1946, c’erano già i Bruins di hockey fin dal 1928).

Già dagli anni ’70, tuttavia, il palazzo mostrava evidenti segni di degrado. La capienza di 14.890 risultò presto troppo limitata. Non c’erano luxury suite né aria condizionata. Gara 5 delle finali NBA 1984 passò alla storia come The Heat Game. Tuttavia il Boston Garden, che sorgeva sopra la North Station, aveva un’atmosfera unica e gli avversari qui non avevano mai vita facile, tanto che gli spogliatoi ospiti erano tra i più angusti e scomodi di tutta la NBA e non avevano bagni riservati. La nuova arena nacque nel 1995 esattamente a fianco, con i muri più vicini che si spingevano a una distanza di 23 centimetri dal vecchio edificio, abbattuto tre anni più tardi, nel 1998.

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