Viaggio in Lunetta: il blog che unisce basket e viaggi

Un progetto che, fin dal nome, unisce due grandi passioni: i viaggi e il basket. Questo è Viaggio in Lunetta, il travel blog di Francesca De Mattei, profonda amante della pallacanestro che a partire dalla sua Liguria gira l’Italia (e non solo) con una palla a spicchi in mano alla ricerca di campetti da immortalare.

In poco più di un anno, Viaggio in Lunetta ha raggiunto quasi 1800 follower su Instagram, il social che, insieme alla pagina Facebook, accompagna indissolubilmente il sito web. Contribuendo a diffondere in tutto il mondo suggestive immagini di playground ma anche di magnifici paesaggi e bellezze, in un interessante connubio tra sport e turismo.

Nata a La Spezia nel 1993, laureata in scienze motorie, Francesca ha un passato da giocatrice e oggi uno studio che si occupa di riatletizzazione, ginnastica posturale e ginnastica adattata. È inoltre preparatrice fisica specializzata nella pallacanestro e istruttrice di minibasket. In questa intervista ci parla del suo blog.

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Le Grazie di Porto Venere (SP).

Francesca, raccontaci come e quando è nato il tuo Viaggio in Lunetta.
Ho aperto il blog in un periodo in cui viaggiare non è così semplice, ma ho voluto provarci lo stesso. Durante il lockdown ero tra le persone che non potevano lavorare. Costretta a casa, ho iniziato una profonda riflessione sulla mia vita. Mi sono resa conto che stavo dedicando tutto il mio tempo al lavoro, mettendo da parte le mie vere passioni: viaggiare e la pallacanestro. Viaggiare è sempre stato il mio momento di libertà. È il metodo migliore per conoscere e sfuggire all’ignoranza. Scoprire nuovi luoghi, le persone e le loro storie ti rende migliore e ti fa conoscere la vera ricchezza, che è lontana da quella economica.

E il basket?
È lo sport che ha segnato la mia vita. Ho iniziato a giocare a circa sette anni. Arrivavo dalla ginnastica artistica, ma vi do un consiglio: non portate mai una bambina alta e “pacioccona” a fare ginnastica, ne uscirebbe con seri problemi di autostima. Mi sentivo fuori luogo, accanto a bambine che erano la metà di me, in lungo e in largo. Quando invece entrai per la prima volta in una palestra di basket, gli istruttori avevano gli occhi a forma di palla a spicchi! Ho continuato a giocare fino a 25 anni, collezionando tante esperienze in una società di serie A che mi hanno fatto crescere in maniera esponenziale, sentire forte, affrontare la sofferenza, conoscere il sacrificio. Un amore-odio che continuerà per sempre.

playground parco la spezia milano
Parco La Spezia, Milano.

Porti avanti avanti da sola il progetto? Quali sono i riscontri più importanti che hai ottenuto finora?
L’idea iniziale è nata insieme a due mie compagne di basket, Martina e Cristina, ma ora sono rimasta solo io a proseguire il progetto. Quindi tutto ciò che viene pubblicato su blog e social è frutto del mio lavoro. Per fortuna, il mio compagno si presta a farmi da fotografo e mi aiuta a creare bellissimi contenuti. Ma ho ancora molto da imparare. Ho avuto piccole collaborazioni con aziende che mi hanno regalato gadget davvero apprezzati. La mia più grande conquista, però, è il sostegno dei miei follower. Siamo una piccola community molto appassionata di basket e viaggi. Sono certa che si possano stringere rapporti sempre più forti. E chissà, magari un giorno fare un gran bel Viaggio in Lunetta di gruppo.

Oltre al blog, sei attiva su Instagram, il social “turistico” per eccellenza: il basket può aiutare a promuovere un territorio?
Le collaborazioni e la maggior parte dei feedback arrivano proprio da @viaggioinlunetta. I social, se usati nel modo giusto, hanno una forza di comunicazione enorme, globale, applicabile a ogni argomento. E lo stesso vale per la promozione del basket e per migliorare un territorio. In Italia un ottimo esempio è il campetto di Montedonzelli a Napoli, riqualificato dopo la morte di Kobe Bryant. La popolazione ha dato una mano grazie alla foto del murales diventata virale sui social. Esistono tante associazioni che stanno riqualificando campi in disuso e luoghi insicuri. La rinascita dei playground dà un profondo cambiamento ai quartieri in cui si trovano, riportando i ragazzi a giocare a basket, lo sport che da sempre salva molte vite dalla strada.

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Arenzano (GE).

Quella del basket di strada è una cultura dalle profonde radici, soprattutto nelle metropoli americane e non solo. Quale suo aspetto ti affascina di più?
L’eterogeneità delle persone che incontri sul campo. Il cinquantenne dalla passione sfrenata che, nonostante gli acciacchi, non rinuncia allo sfizio di fare due tiri. Il ragazzino ambizioso che passa lì ore e ore per migliorarsi. Il gruppo di amici che prova a fare 5 contro 5 a tutto campo e dopo due minuti chiede pausa per mancanza di ossigeno. Amo il “vuoi giocare?” e il fatto che dopo il fatidico “sì!” fai parte di una squadra di persone che non conosci ma che potrebbero diventare parte di te. Perché ogni nuovo individuo con cui fai conoscenza ti dona qualcosa. Una storia da raccontare, emozioni e ricordi indelebili, esperienze che aiutano a essere migliori.

I campetti che racconti in Viaggio in Lunetta sono principalmente italiani. Quali sono i prossimi che visiterai? Andrai all’estero?
Al momento spostarsi fuori dell’Italia non è semplice, ma intanto è bello scoprire le nostre invidiabili bellezze. In particolare vorrei promuovere la Liguria, la mia regione, che seppur piccola ha i suoi bei playground. Poi ho due sogni nel cassetto: attraversare la Patagonia a piedi e girare per campetti in Canada. La Patagonia mi sa di potenza naturale, il punto in cui si può assaporare la vita vera e incontaminata. E dove magari trovare qualche canestro sparso qua e là. In Canada, invece, ci sono davvero tanti campetti riqualificati con bellissime opere street art. Nell’attesa, i prossimi campetti che visiterò saranno sicuramente in Italia.

Quartiere Montedonzelli, Napoli.

Per concludere, scegli tre playground che ti sono particolarmente rimasti dentro.
Il primo è quello di Pugliola, frazione di Lerici (La Spezia). Ha un solo canestro, le linee si confondono con quelle del tennis e il tabellone è pericolosamente attaccato a una rete di recinzione. Ma ha una particolarità unica: è un balcone che si affaccia sul Golfo dei Poeti. Al tramonto il sole scompare nel mare tra Portovenere e l’isola Palmaria, facendo un canestro perfetto.

Il secondo è il già citato playground di Montedonzelli a Napoli. Entrare lì è stato un’emozione che ricorderò per sempre. Il terzo è… spettrale. A Colle di Nava (Imperia), c’è un campetto abbandonato in mezzo al bosco, con l’erba che cresce dalle crepe del cemento ma con i canestri che resistono da chissà quanti anni. L’ho visitato dopo una passeggiata sul Monte Saccarello, il più alto della Liguria (2222 metri). In vetta esistono resti di fortificazioni della seconda guerra mondiale. E il campetto, che è situato a valle, mi ricorda quel che ho trovato sul monte: una lotta di resistenza.

Grazie a Francesca De Mattei per la collaborazione e per le immagini.

Reggio Calabria.

 

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