Film di basket: Hustle

Dall’asfalto dei playground alle luci delle arene NBA, dai meccanismi spietati che regolano lo sport americano all’influenza dei social, Hustle – uscito su Netflix a giugno 2022 – è un film di basket completo e contemporaneo, la cui ricchezza di dettagli, citazioni e allusioni non rallenta in alcun modo la fluidità narrativa.

Il protagonista è Adam Sandler, nel ruolo di Stanley Sugerman, navigato scout dei Philadelphia 76ers sempre in giro per il mondo a caccia di talenti e che non ha mai rinunciato al sogno di diventare allenatore. Sandler, grande appassionato di pallacanestro, è anche uno dei numerosi produttori del film, tra i quali svettano LeBron James e Maverick Carter con la loro SpringHill Company.

Se Stanley, nei classici ruoli dello storytelling, è l’eroe, a vestire i panni dell’aiutante, o meglio ancora dell’investimento, è Bo Cruz, interpretato dallo spagnolo Juancho Hernangomez. Stanley vuole portare Bo, promettente talento dello streetball dal passato problematico, in NBA, realizzando il potenziale del giovane e riscattando finalmente la propria carriera.

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Foto: Scott Yamano / Netflix via L.A. Times

Hustle: tra basket e Hollywood

Una bella coesistenza tra attori professionisti e personaggi del mondo del basket rende Hustle nel suo insieme davvero interessante, in grado di entusiasmare chi ama questo sport. Tra l’altro, il doppiaggio italiano presenta pochissime sbavature.

Oltre a Juancho, un altro giocatore della lega, Anthony Edwards, ha un ruolo non indifferente: l’antagonista Kermit Wilks, arrogante e provocatore candidato alla prima scelta al Draft. L’ex Rockets Kenny Smith, oggi commentatore tv, è invece Leon Rich, agente sportivo amico di Stanley, che avrà un ruolo determinante nell’esito della storia.

Queen Latifah, già protagonista in Rimbalzi d’amore, è Teresa, la comprensiva moglie di Stanley, mentre breve ma intensa la partecipazione di Robert Duvall nel ruolo di Rex Merrick, anziano e signorile proprietario dei 76ers. Ben Foster, invece, è il suo borioso e prepotente figlio Vince.

La NBA, in questo film, è presente in pompa magna, attraverso un’impressionante sfilza di comparsate e cameo di giocatori di ieri e di oggi, allenatori, dirigenti, proprietari, giornalisti.

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Foto: Scott Yamano / Netflix via Vanityfair.it

Hustle: dare il massimo

Hustle è un termine di difficile traduzione ed è stato lasciato in lingua originale. Letteralmente significa attività febbrile, ma nello sport indica l’abnegazione, il sacrificio, la determinazione di un atleta nel perseguire il suo obiettivo. Sotto hustle, che è anche il nome della squadra G League di Memphis, la NBA raggruppa varie statistiche quali appunto deviazioni, blocchi, sfondamenti presi, palle vaganti recuperate.

Il messaggio trasmesso dal film è proprio la necessità di lavorare duro, dare il massimo, crederci sempre, nel basket come nella vita, perché altrimenti gli altri ti passano avanti. E se hai avuto problemi in passato, elemento che accomuna Stan e Bo, può sempre arrivare una seconda opportunità a riscattarti da rimpianti e scelte sbagliate.

Durante uno dei suoi giri in Europa, su un infuocato playground di Maiorca Stanley scopre questo ragazzo padre che vive con la madre e la figlia nei quartieri popolari. Fa l’operaio e arrotonda con le scommesse al campetto, dove si diverte a stoppare tutti. È un giocatore grezzo, ma completo. Stan riesce a convincerlo ad andare con lui in America per entrare nella Combine, l’evento che precede il Draft.

Dopo aver rotto con i 76ers, Stan può contare solo su Bo e sulle proprie forze, così come Bo può contare solo su Stan per avere una chance di diventare professionista. Ma per diventare un vero giocatore deve allenarsi seriamente. Quindi Stanley lo sottopone a un duro regime di sveglie antelucane, corse per le strade, scalinate, training in palestra, provini, in un chiaro parallelismo con l’atleta philadelphiano per antonomasia: Rocky Balboa.

Occasioni e riscatto

Quella narrata in Hustle è una storia di occasioni e riscatto, di reazione alle avversità e di costruzione della fiducia in sé stessi. Il talento da solo non basta: deve essere forgiato con il lavoro duro e l’ossessione. Come Stanley lo ricorda a Bo nel discorso che è la chiave di volta emozionale di tutta la vicenda.

Bo Cruz è il classico personaggio venuto fuori dal nulla, a cui il mondo, e men che meno la NBA, nulla regala e deve guadagnarsi tutto. Ha le potenzialità per sfondare, ma deve convincersi sempre più nei propri mezzi, imparare a resistere alla pressione, dare sempre qualcosa di più. Guardando il film si fa fatica a credere che non sia un vero attore, ma un cestista!

E se tutto questo non basta e c’è anche bisogno di visibilità e pubbliche relazioni, quale miglior soluzione di andare al playground, sfidare un po’ di gente e realizzare video destinati a diventare virali? Così a rendere Bo una star sui social ci pensa Alex, la figlia teenager di Stanley. E si aprono nuovi scenari per i due protagonisti.

I tanti volti noti NBA in Hustle

Oltre Juancho Hernangomez, Anthony Edwards e Kenny Smith, che hanno parti di rilievo, come accennato sono tantissimi i cameo. Ecco allora un sempre maestoso Julius Erving, un esilarante Boban Marjanovic, coach Doc Rivers e vari Sixers del presente o del recente passato (Tobias Harris, Thyrese Maxey, Mathisse Thybulle, Seth Curry).

E poi altri volti noti NBA quali Trae Young, Kyle Lowry, Aaron Gordon, Moe Wagner, Jordan Clarkson, Khris Middleton. Ma anche proprietari, dirigenti ed ex stelle, da Mark Cuban a Brad Stevens, da Dirk Nowitzki ad Allen Iverson, da Shaquille O’Neal a Charles Barkley.

Le “chicche” assolute però sono tre: Sergio Scariolo con i nazionali spagnoli Willy Hernangomez (fratello di Juancho), Josè Calderon, Felipe Reyes, Alex Abrines; l’onnipresente tifoso NBA James Goldstein; e le leggende dei playground del glorioso AND1 Mixtape Tour. Hustle: un film da non perdere.

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