Carmelo Anthony, ovvero la star NBA afroamericana che proviene dal cosiddetto ghetto. Sopravvissuto a un’infanzia e un’adolescenza di violenza, povertà, pericoli, drammi e uscitone grazie al basket.
Un motivo piuttosto comune nella realtà degli Stati Uniti, tanto da sembrare uno stereotipo, un cliché spesso raccontato con vuota retorica. Se non fosse che, nella grande maggioranza dei casi, sia tutto vero.
Leggendo Dove non c’è promessa del domani, libro autobiografico di Carmelo Anthony scritto con Dwight “D.” Watkins e pubblicato in Italia da 66thand2nd con ottima traduzione di Lorenzo Vetta, si viene a conoscenza nei dettagli di ciò che ‘Melo, come molti altri giovani salvati dalla pallacanestro, ha dovuto affrontare nell’età che dovrebbe essere quella più spensierata.
Carmelo Anthony: da Brooklyn a Baltimore
Prima Red Hook, il difficile quartiere di Brooklyn dove Carmelo vive fino a otto anni con la famiglia, allargata, come da consuetudine, a una serie di cugini e parenti vari che entrano ed escono. Sia dalla casa, ovviamente piccola e sovraffollata, sia in senso figurato. Poi le Murphy Homes, pericolose case popolari di West Baltimore dove si trasferisce nel 1992. I posti dove mai e poi mai faresti crescere un figlio.
Droga, sparatorie, prevaricazioni, vita di strada. In generale, anche in chi non delinque, emerge un preoccupante livello di disprezzo del valore della vita, tra malattie trascurate, alimentazione sbagliata, passatempi poco costruttivi. Sono contesti in cui la possibilità di vedere un’altra alba non è mai garantita.
Un quadro di precarietà e degrado fisico e morale tipico di zone in cui la ghettizzazione di persone poco abbienti, in prevalenza afroamericani, ha creato un ambiente emarginato in cui vige la legge del più forte. Nel libro ci sono alcuni passaggi di carattere “storico” che spiegano bene tale dinamica. E per un ragazzino lo sport, che negli States si pratica a scuola e nei centri giovanili, può essere davvero l’unica via d’uscita.
Il basket come via d’uscita per ‘Melo
Questa è la storia di Carmelo Anthony. Un orfano di padre – lo perde a soli due anni, anche se per un tumore e non per abbandono o violenza – che, superando una situazione dove per i motivi di cui sopra muoiono l’adorato cugino Luck, l’amico boss Wood e il controverso patrigno Deek, preferisce cercare evasione e sollievo nel basket, forgiando corpo e spirito attraverso le difficoltà.
Grazie a un enorme talento e a mezzi fisici notevoli, diventa sempre più bravo. Gioca con ragazzi più grandi e si afferma nei centri ricreativi e alla high school (con tanto di ultimo anno nella rinomata prep school Oak Hill Academy). Infine, all’università di Syracuse porta la squadra di coach Jim Boeheim al titolo NCAA e si guadagna la terza scelta al Draft 2003, quello di LeBron James.
Dove non c’è promessa del domani è il racconto di un giocatore tra i più amati nella NBA contemporanea – nato nel 1984, si è ritirato nel 2023 – nel quale egli stesso con D. Watkins, autore e docente universitario con cui condivide le stesse radici street in quel di Baltimore, ricostruisce con lucide osservazioni e un certo disincanto i suoi primi diciannove anni di vita e l’ascesa verso il top del basket. Da quando la priorità è sopravvivere a proiettili e traumi familiari a quando l’unica preoccupazione diventano gli avversari sul parquet. E trasformando in realtà quei sogni che il mondo intorno a lui sembrava essere fatto apposta per distruggerli.