Il murale di Dennis Rodman a Bastia Umbra

A Bastia Umbra, non lontano da Perugia, Matteo Fronduti in arte Il Coffee ha realizzato un murale di Dennis Rodman. Il leggendario numero 91 dei Chicago Bulls è ritratto nel suo iconico tuffo per recuperare un rimbalzo in attacco.

Un’immagine che esprime al meglio lo sforzo, la passione e lo spirito con cui il basket va interpretato. L’opera si trova in Via Ignazio Silone – ex Strada Rivierasca, lungo il fiume Chiascio – dove esiste uno spazio adibito ai graffiti. Il Coffee si è ispirato a uno degli scatti più famosi nella storia della fotografia sportiva: quello che Sam Forencich immortalò nel 1997 per NBAE/Getty Images. E che il magazine Sports Illustrated pubblicò per esteso su due pagine.

Questo gesto atletico di Dennis Rodman ben rappresenta l’attitudine di un giocatore tra i più controversi, ma anche più amati, della NBA. Nonostante fosse noto per la sua vita di eccessi fuori dal campo, Rodman sul parquet era uno straordinario rimbalzista, uno dei migliori di sempre, elemento fondamentale nei Bulls del secondo three-peat. La foto di Forencich esalta al massimo questo aspetto.

La scelta del soggetto per il murale è stata un’iniziativa personale dello street artist umbro, da vari anni dedito alla raffigurazione di soggetti della cultura pop e sportiva, in particolare legati al basket, che abbiano per lui un importante valore affettivo. Inoltre, l’orientamento orizzontale ben si adattava alla superficie da dipingere. La foto del murale di Dennis Rodman è stata condivisa anche dai canali social della FIBA, ottenendo così una visibilità mondiale.

Il tuffo di Dennis Rodman

Il tuffo di Dennis Rodman è stato catturato dall’istinto e dalla maestria di Sam Forencich il 22 febbraio 1997. Allo United Center di Chicago erano di scena i Bulls di Michael Jordan e Scottie Pippen, che al termine di quella stagione avrebbero vinto il quinto dei loro sei titoli NBA, contro i Golden State Warriors di Chris Mullin e Latrell Sprewell, squadra allora molto lontana dai playoff.

Anche quella partita di regular season si rivelò senza storia: 120-87 il risultato finale per i Chicago Bulls. Tuttavia, nonostante l’ampio e rassicurante vantaggio, Rodman non sapeva giocare in altra maniera se non dando tutto. Così rischiò di farsi male per tentare di recuperare un difficile rimbalzo offensivo dopo un errore al tiro di Steve Kerr, proprio colui che vent’anni dopo allenerà con migliori fortune gli Warriors. Dennis aveva già trentasei anni.

“The Worm” non riuscì a prendere quel pallone, creando un po’ di scompiglio tra gli spettatori in prima fila. Ma quel tuffo, finito nella pellicola di Forencich, passò alla storia. Come da consuetudine, il fotografo inviò la pellicola per posta ai laboratori NBA in New Jersey – il digitale non era ancora arrivato – e rivide per la prima volta il suo scatto qualche giorno dopo, sfogliando le pagine di Sports Illustrated. Completamente ignaro del fatto che l’avessero pubblicata o meno.

Rodman, come accadeva spesso, concluse quella partita con molti più rimbalzi che punti: 12 e 5. Nelle interviste spiegò che saper catturare i rimbalzi e giocare al massimo era ciò che gli aveva salvato la vita. Perché senza il basket sarebbe rimasto nei bassifondi di Dallas tra povertà, lavori umili e pericoli. Nella palla a spicchi, per Dennis Rodman, c’era semplicemente la vita.

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