Libri di basket: “Sotto il cielo di Rucker Park” di Davide Piasentini

Quando scrivo una storia sul basket americano, immagino di trovarmi a Rucker Park. Da solo. Solamente io, i miei pensieri e una palla da basket al mio fianco. L’immaginazione è tutto quello che mi serve per raccontare la realtà”.

Il playground più famoso di New York e del mondo, di storie, ne ha vissute e ne ha ispirate davvero tante. Una cinquantina sono quelle che Davide Piasentini ha raccolto nel libro Sotto il cielo di Rucker Park, uscito nel 2018 con Youcanprint. Il terzo volume auto-prodotto dall’autore padovano dopo Shot for the ages: i canestri che hanno cambiato il basket NBA (2016) e Ten. Storie di grunge basketball (2017) e prima di From Chicago. La storia di Derrick Rose (2019).

Scrittore e analista sportivo per passione, laureato DAMS, firma de La Gazzetta dello Sport e di Overtime – Storie a spicchi, attraverso questi racconti Piasentini mette in sintonia il battito che pulsa sul cemento del Rucker direttamente con il cuore del lettore appassionato, ricreando quella vibrazione di pura magia cestistica che è alla base delle uniche due, ma emblematiche, storie del libro che hanno il rettangolo di Harlem come scenario: le leggendarie prestazioni estive di Kobe Bryant nel 2002, interrotta dalla pioggia, e di Kevin Durant nel 2011, 66 punti e tutti a casa.

Tra Rucker Park e la NBA

Dagli assaggi di dominio di Steph Curry, James Harden, Russell Westbrook, Derrick Rose e… Shabazz Napier nelle loro migliori notti di college ai demoni di “bellissimi perdenti” come Mookie Blaylock, Darius Miles e Quentin Richardson, dai 50 punti di Allan Houston al Madison Square Garden ai sogni di grandezza di Zach Lavine e Devin Booker, passando da ritratti e retroscena di personaggi come Pete Maravich, Rik Smits, Brad Stevens, Paul George, Draymond Green, Kenneth Faried, Goran Dragic e tantissimi altri, e senza dimenticare gesti come The Dunk di John Starks o i 30 assist in una sola partita di Scott Skiles, leggendo le storie di Piasentini sembra quasi sentire l’inconfondibile e ritmato rimbalzo della palla sul parquet o sull’asfalto. Quel suono che rende unico lo spirito del basket, dal playground di quartiere all’arena NBA.

L’illustrazione in copertina rappresenta idealmente l’autore, di spalle, seduto sul sacro suolo di Rucker Park, palla sotto il braccio, rivolto in contemplazione verso il canestro sovrastato dall’imponente palazzone di mattoncini bruni, una delle torri di case popolari sorte sul luogo del Polo Grounds, vecchio stadio di baseball di New York, demolito nel 1964.

Indossa, non a caso, la canotta numero 91 di Dennis Rodman dei Chicago Bulls. Perché Davide si immedesima nella mentalità di Rodman, definendosi un mediocre giocatore di basket che però, conoscendo i propri limiti e qualità, vuole essere il migliore giocatore possibile, dandosi da fare a rimbalzo e in tutti gli intangibles che non finiscono nelle statistiche. Un modo di giocare con cui il giocatore dei Bulls costruì i suoi successi, risultando determinante in particolare nelle NBA Finals 1996: “Know your role. Know yourself. Enjoy the game”.

Davide Piasentini

Sotto il cielo di Rucker Park Davide Piasentini

 

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