CJ McCollum, il giornalista

Il giornalismo, oggi, è una delle professioni più impervie, esigenti, criticate. Ma è un lavoro che, nonostante le difficoltà, mantiene forte la sua attrattiva.

Nella continua trasformazione che agita il mondo dei media, qualità, preparazione, competenza, capacità di evolversi diventano più che mai prerogative essenziali. Per cui è sempre ammirevole chi dimostra passione e volontà di intraprendere un percorso duro ma affascinante.

Questo sacro fuoco arde in CJ McCollum. Nonostante sia ancora nel pieno della sua carriera NBA, fin dagli inizi la guardia dei Portland Trail Blazers sta preparando il suo futuro post basket. Un futuro in cui non sarà difficile vederlo o ascoltarlo parlare a un microfono, o scorgere la sua firma in fondo a un articolo. Anche perché lo sta già facendo, e bene.

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CJ McCollum è stato scelto dai Blazers al Draft NBA 2013.

CJ McCollum, stella NBA e dei media

Christian James McCollum, per tutti CJ, classe 1991 da Canton, Ohio, partner-in-crime di Damian Lillard nella squadra dell’Oregon, nel diventare giornalista ci crede sul serio. Non è un passatempo o un vezzo passeggero. Vari ex atleti si reinventano commentatori, in certi casi con successo, ma per McCollum è diverso, perché è ciò che ha sempre voluto fare. Una stella NBA che fa il giornalista suona strano. CJ, invece, è persino un esempio della mentalità con cui approcciarsi alla professione: dedizione, responsabilità, curiosità, relazioni e – oggi fondamentale – multimedialità.

Il suo podcast Pull up with CJ McCollum, che conduce con Jordan Schultz di ESPN, è stato inserito tra i migliori podcast sportivi d’America. Con The Players’ Tribune, di cui ha sposato il progetto praticamente dalla nascita, è arrivato a intervistare più volte il commissioner NBA Adam Silver. A Remaking America, il suo talkshow su Players TV che unisce sport e temi sociali, ha ospitato la futura vice presidente USA Kamala Harris.

Questi e altri risultati spiegano perché il numero 3 dei Blazers sia indicato come la futura star dei media sportivi d’oltreoceano. McCollum declina attraverso i vari mezzi della comunicazione odierna – dalla scrittura web al podcast, dall’intervista video alla radio – un formidabile punto di vista da insider, filtrato però attraverso l’imprescindibile obiettività giornalistica. Ne nascono prodotti innovativi che raccontano cosa significhi essere un atleta professionista. “Devi capire cosa vuoi diventare – spiega CJ – come vuoi utilizzare il giornalismo e imparare a muoverti nei vari campi che oggi mette a disposizione”. Legge e ascolta tutto, si cimenta in analisi tecniche, ha uno studio portatile e uno casalingo per registrare i podcast e quando scrive si assicura che il pezzo sia pubblicato come vuole lui. Insomma, come tutti i giornalisti “di razza”: assertivi, scrupolosi e un po’ gelosi del proprio lavoro.

CJ McCollum, Tobias Harris e Donovan Mitchell con Kamala Harris.

Da Lehigh lavorando duro

Si potrebbe obiettare: essere un giocatore NBA ti apre tutte le porte che vuoi. Sicuramente. Ma qui si sta parlando di un giovane che conosce la preparazione e il rispetto che il giornalismo richiede. Fin dal liceo CJ è abituato a dividere il proprio tempo tra basket e libri, lavorando duro su entrambi i fronti per sovvertire pronostici che lo vedono sfavorito. Nessuno crede che con il basket possa guadagnarsi una borsa di studio, invece va a Lehigh University per laurearsi in giornalismo. Nessuno crede che possa attirare l’attenzione della NBA, invece al torneo NCAA 2012 con 30 punti suoi sbatte fuori Duke. E l’anno seguente è scelto al Draft al numero 10.

A Lehigh diventa la prima firma del giornale universitario, The Brown & White, per cui segue ogni sport, fa domande su domande, parla con atleti e allenatori, senza mai prendere scorciatoie. Insomma, si sporca le mani sul campo, l’unico modo per apprendere davvero il mestiere. La sua passione è talmente forte che un giorno il coach gli fa conoscere a sorpresa Tim Capstraw, veterano broadcaster NBA, e i due passano la giornata al pc a simulare una telecronaca. CJ è una spugna che assorbe qualsiasi consiglio e dettaglio.

Succede così che a Lehigh la star della squadra di basket è anche il miglior giornalista del college: una volta in NBA, McCollum non fa altro che replicare la situazione. Le persone competitive vogliono imparare su tutto, al limite dell’ossessione. E CJ è totalmente catturato dai media e da come propongono una storia al pubblico, perché sono proprio le storie a rendere interessante uno sport. “Scrivere, leggere, parlare alle persone è qualcosa che semplicemente mi diverto a fare – racconta – Al college volevo essere quello che va negli spogliatoi a intervistare vincitori e sconfitti. Da professionista mi sono reso conto di poter dare voce a ciò che facciamo, raccontandolo da un punto di vista differente. Così ho pensato: perché non approfittarne per mettere a frutto e sviluppare le abilità acquisite con la mia laurea?”.

I pass per gli studenti partecipanti al programma di giornalismo avviato da CJ McCollum.

Alimentare il sogno

Oggi CJ McCollum, che coltiva tante altre passioni, dal vino alla moda, è un meraviglioso ibrido tra affermato giocatore NBA e praticante giornalista che non perde occasione per mettersi alla prova. La realizzazione di un sogno, quello di diventare professionista nel basket, non gli ha impedito di sacrificarne un altro: stare nei media. Oltre a costruirsi un’esperienza che, una volta ritiratosi, gli consentirà di rimanere nell’ambiente, CJ sta già cercando di restituire qualcosa a chi, come lui, vuole percorrere la difficile strada del giornalismo.

Nel 2016, infatti, ha lanciato il CJ’s Press Pass, un programma per i liceali dell’Oregon interessati al mondo dei media, a cui viene offerta la possibilità di fare esperienza sul campo. I ragazzi partecipanti vengono muniti di un pass all-access per coprire una partita dei Blazers con articoli e interviste (i lavori migliori saranno poi pubblicati su varie piattaforme), osservando al contempo il lavoro di reporter, telecronisti, social media manager e di tutti coloro che sono coinvolti nella produzione di una partita in tv.

Così, mentre sul parquet McCollum prova a togliersi più soddisfazioni possibili inseguendo il titolo NBA, fuori intende trasmettere ai più giovani la sua passione e le sue competenze giornalistiche. Con serietà e rispetto per questa professione, perché senza non esiste modo di esercitarla davvero. E con un insegnamento, che è valso per lui e varrà, si spera, per tanti altri: “Trovate ciò che vi diverte fare e soprattutto ciò in cui siete bravi. Il resto verrà da sé”.

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