#Rucker50, il documentario sul torneo di Harlem

#Rucker50 è il documentario, visibile su Netflix, che nel 2015 ha celebrato i 50 anni del torneo di basket di strada più importante del mondo in scena dal 1965 sul playground più famoso del mondo: Rucker Park, Harlem, New York.

Diretto da Robert McCullough Jr e realizzato con Darryl L. Neverson, Eric Maryea e Ronald James Lewis, il film racconta il mondo del Rucker attraverso le testimonianze di chi lo vive o lo ha vissuto e le sue connessioni al di fuori del basket.

La storia e il profondo impatto che il Rucker Pro Tournament – dal 1986 diventato Entertainer’s Basketball Classic (EBC) ma che per tutti è sempre “The Rucker” – ha avuto su generazioni di giocatori e sulla cultura afroamericana e non solo. E Harlem non è solo un quartiere di Manhattan ma una vera e propria capitale della comunità nera.

Rucker Park non solo come campo di basket ma luogo in cui forgiare una comunità, in termini di libertà, diritti, sacrificio, costruzione di una reputazione e di un futuro. Perché, come diceva lo scrittore e poeta black Langston Hughes “Ciò che succede ad Harlem succede nel resto d’America“.

Holcombe Rucker e il 1965

Il 1965, negli Stati Uniti, è un anno determinante, nel contesto della lotta per i diritti civili: le marce di Selma, l’uccisione di Malcolm X, il Voting Rights Act (la legge che proibisce la discriminazione razziale nel diritto di voto), l’avvio dell’integrazione nelle scuole. A questi fatti se ne aggiungono altri due, in quel di Harlem. Uno, la morte per cancro di Holcombe Rucker. L’altro, il trasferimento del torneo a lui dedicato nel parco che porta il suo nome, sulla 155th Street.

Rucker era considerato un vero e proprio mentore per la comunità locale. Il padre fondatore delle leghe estive di basket a New York, a cui partecipavano ragazzi e ragazze afroamericani. In un’epoca di forti pulsioni sociali, lui si preoccupava soprattutto dell’aspetto educativo. Ai suoi tornei, pensati per mettere in luce i talenti migliori, invitava i coach delle università principalmente nere del sud. Un aspetto, questo, presente nella vicenda di Earl Manigault narrata poi nel film Rebound.

Sotto il suo programma è passata un’intera generazione, seguendo il motto Each one teach one: ognuno insegna all’altro. Alla sua morte, l’eredità fu raccolta dai “discepoli” Fred Crawford e Bob McCullough Sr. Essi avviarono il torneo destinato a diventare leggendario nel mondo del basket.

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Rucker Park / Foto: Chiara Mezzini.

Un torneo da leggenda

Il torneo del Rucker Park è un’istituzione per New York e per la pallacanestro. Una fucina non solo di basket, ma di vita, in cui estate dopo estate hanno trovato modo di esprimersi e di lanciarsi non solo giocatori ma anche arbitri, cronometristi, addetti alle statistiche, commentatori, rapper, dj.

A cimentarsi sul cemento di Harlem sono scese star del firmamento NBA, da Julius Erving a Kobe Bryant, da Albert King a Kyrie Irving, dai mitici Connie Hawkins e Pee Wee Kirkland. Fino alle glorie della Grande Mela Kenny Anderson e Stephon Marbury. Così come tanti altri giocatori sconosciuti si sono costruiti qui un’indelebile credibilità di strada, guadagnando quel tratto distintivo che si chiama soprannome.

Il Rucker è uno state of mind. Fin dagli inizi la gente è ammassata ovunque per assistere a partite tanto dure quanto spettacolari. Un basket in cui crossover e passaggi dietro la schiena hanno fatto la loro comparsa in tempi in cui erano guardati con estremo sospetto. Giocare a Rucker Park divenne ambito anche a giocatori di altre città e di altri stati. Quel rettangolo all’ombra delle Polo Grounds Towers ha plasmato fisici e caratteri e alimentato sogni e aspirazioni.

Un luogo di socializzazione in cui si faceva networking prima che il termine diventasse di moda. #Rucker50 narra tutto questo attraverso le parole di giocatori NBA e non solo, attivisti, musicisti, abitanti di Harlem, appassionati, unendo sport, musica, cultura e comunità.

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