Film di basket: Thunderstruck

Thunderstruck. Un talento fulminante, con Kevin Durant nella parte di se stesso, è un gradevole e leggero film di basket uscito nel 2012.

Una commedia da teenager, un “filmetto del pomeriggio” ben fatto, ideale per rilassarsi un’oretta e mezzo in famiglia. Ambientato nel mondo della pallacanestro liceale, ma anche ricco di NBA: ottimo per gli appassionati.

Thunderstruck riprende un cliché già visto in pellicole del genere, da Voglia di vincere a Il sogno di Calvin (Like Mike). Vale a dire i superpoteri sportivi che, d’un tratto, il protagonista acquisisce, trasformandosi da trascurato underdog a star della situazione. Fino a quando comprende che la cosa migliore è sempre far leva sulle proprie forze.

Non solo. A questo stereotipo, nel film, fa da contraltare un altro tema presente, ad esempio, in Space Jam: quello della perdita del talento. Cosa che in Thunderstruck succede a KD, a vantaggio dell’altro personaggio principale, Brian Newall.

A dir la verità, nei film di sport, anche in quelli di fantasia, preferisco sempre il realismo. Robe come Air Bud, quel cagnolino che diventa un campione di basket, o i vecchietti di Uncle Drew che dominano sul playground, non fanno per me (ok, Voglia di vincere fa eccezione, perché è un film iconico). Tuttavia ammetto che Thunderstruck mi sia piaciuto, perché l’elemento soprannaturale è abbastanza contenuto e ben inserito in un contesto verosimile.

Thunderstruck: la storia

Thunderstruck si sviluppa lungo due filoni narrativi, che progressivamente intensificano i loro punti di contatto. Da un lato, la semplice e comune quotidianità di un ragazzo come Brian; dall’altro, il luccicante mondo della NBA, dove un personaggio come Kevin Durant – che all’epoca del film giocava ancora con gli Oklahoma City Thunder – sembra vivere su un altro pianeta.

Brian Newall (Taylor Gray) ha sedici anni, ama profondamente il basket ed è un grande fan di Durant. Ma quando si tratta di giocare, ahimé, in fatto di talento la natura è stata molto avara con lui. L’allenatore degli Eagles, la squadra della sua high school, non si sogna neppure lontanamente di metterlo in campo. Così, Brian si limita a fare il team manager, che nell’accezione americana è il ragazzo che porta le borracce. In cuor suo, Brian ha una gran voglia di cambiare le cose, anche per fare colpo sulla bella Isabel (Tristin Mays). Ma i continui allenamenti nel cortile di casa sono l’apoteosi del fallimento.

Il padre Joe, per sollevarlo un po’, lo porta a una partita dei Thunder. Qui Brian, grazie all’estrazione del suo biglietto, ha l’opportunità di esibirsi in un tiro da metà campo durante l’intervallo. Ma non riesce a fare di meglio che colpire inavvertitamente la mascotte della squadra, il bisonte Rumble. Brian ha pure l’occasione di incontrare KD, che gli autografa e regala il pallone finito in testa alla mascotte. In quello Spalding, però, è contenuto il talento cestistico di Durant, che con una scarica elettrica si trasferisce al ragazzo.

Nei giorni seguenti, Brian diventa all’improvviso un fortissimo giocatore e fa il pieno di popolarità, mentre KD si trasforma in un brocco totale. La NBA è nel panico. Ma quando Alan (Brandon T. Jackson), l’agente di Kevin, intuisce che tutto ciò ha a che fare con quel contatto tra i due, la situazione prende una piega molto particolare.

I Thunder e le curiosità di basket

Il film è ambientato a Oklahoma City e i Thunder sono una presenza fissa. L’anteprima si tenne a Bricktown, il distretto commerciale della città, e il fatto è ironico: brick, “mattone”, nel gergo del basket indica un tiro malamente sbagliato. Pure il titolo è un richiamo alla franchigia trasferita lì da Seattle nel 2008: Thunderstruck, che significa scioccato, esterrefatto, come colpito da un fulmine, da una scossa, episodio centrale della trama. Numerosi anche i video originali delle partite di Kevin Durant all’allora Chesapeake Energy Arena.

Tra i camei, l’allora crew di TNT con Marv Albert, Steve Kerr e Reggie Miller da bordo campo e da studio Charles Barkley, Shaquille O’Neal, Kenny Smith ed Ernie Johnson; i giornalisti di NBC Linda Cavanaugh e Kevin Ogle; la stella della WNBA Candace Parker e la mamma di KD, Wanda Durant. Il regista del film, John Whitesell, appare inoltre nel ruolo di… regista di uno spot pubblicitario.

Il bislacco coach degli Eagles, Amross Zitowski, è interpretato da Jim Belushi, con il figlio Robert nei panni dell’assistente Dan Zitowski. Svariati, infine, i riferimenti a cose di basket, pane per i denti degli esperti in materia. Come la signature move di Kevin Durant, la Counter 62, cioè il tiro dal palleggio dopo un crossover; o la shrug (“alzata di spalle”) di Michael Jordan, più volte ripetuta da Brian durante il suo momento d’oro; o infine la citazione di un altro storico film di basket, Hoosiers. Colpo vincente.

Che altro dire… hang time!

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